La scuola finita, un sabato pomeriggio con gli amici per una partitella di calcio sul prato della Porada, poi l’imprevisto che rovina l’intera giornata: Riccardo, 16 anni, si accorge di non avere più uno dei due apparecchi acustici che porta da quando aveva 5 anni. Sono il suo collegamento con il mondo. Ma ogni ricerca è vana. Impossibile riuscire a ritrovare un oggetto così piccolo in un’area così vasta e con l’erba alta. Finché, grazie ai social, "abbiamo incontrato dei veri angeli che con i loro strumenti hanno rintracciato in mezzo al prato l’impianto di Riccardo. Funzionante". E pensare che "ormai ci eravamo messi nell’ottica di doverlo ricomprare", confessa mamma Federica. Ricorda bene il giorno in cui Riccardo ha trovato il coraggio di confessarle di aver perso l’apparecchio. Lo aveva smarrito il pomeriggio precedente, ma soltanto la mattina seguente lo ha riferito: "Non l’ho mai visto così amareggiato, anche perché è sempre stato super attento". Era domenica. Ci hanno provato a tornare alla Porada, vicino all’area cani, verso le piscine. È lì che Riccardo si era fermato con i suoi amici. Ed è lì che con loro aveva provato a cercarlo. Invano. A quel punto Federica ha deciso di affidare ad alcuni gruppi Facebook il suo appello, sperando ("neanche troppo, a dire il vero") che qualcuno trovasse per caso quel costoso apparecchio vitale per suo figlio. Nulla. Nessuno l’ha contattata. Trascorsa una settimana, però, riceve un messaggio da Vittorio che, nel tam tam delle condivisioni social, aveva intercettato il suo appello. Vittorio è uno dei 60 volontari lombardi dell’associazione Sos Metal Detector Nazionale, impegnata in tutta Italia a recuperare oggetti, bonificare aree verdi e con una squadra scelta a collaborare con le forze dell’ordine. Senza esitazione si è proposto di aiutare gratuitamente nella ricerca. "Con tutto quello che si sente in giro, a dire il vero all’inizio ero molto scettica e prevenuta, ma quando ci siamo incontrati direttamente alla Porada ho scoperto di avere davanti delle persone meravigliose, oneste, buone e di grande cuore", confessa Federica. "In un paio di giorni ci siamo attivati - continua Vittorio -. Insieme ad altri due volontari, Diego e Giorgio, accompagnati dal papà del ragazzo, Manuel, con i nostri strumenti abbiamo perlustrato l’area frequentata da Riccardo. Nel frattempo avevano anche tagliato l’erba e c’era il rischio che l’impianto fosse stato rotto o fosse finito nei mucchi dello sfalcio". Ma dopo poche decine di minuti, il metal detector ha dato il segnale che tutti ormai pensavano di non sentire. Tanto che "prima che ci chiamasse l’associazione eravamo già stati a prenotare un nuovo apparecchio". E invece l’impianto era lì, a terra. Nell’erba fresca di taglio. Un po’ graffiato, ma funzionante.
Marco Galvani