Dalla produzione al marketing, dagli inventari alla pianificazione delle vendite. La Brianza del fare scopre l’intelligenza artificiale: per qualcuno è stato un atto di coraggio, un passo obbligato per tentare di superare una crisi, per altri un passaggio necessario per superare l’isolamento dei tempi della pandemia e restare sul mercato.
Sono 23 le prime imprese manifatturiere brianzole ad avere aperto le porte alla AI. Il dato arrriva dall’osservatorio sulle aziende di Digital Innovation Hub, nato nell’ambito di Assolombarda per stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo, una sorta di “porta di accesso” delle imprese al mondo di Industria 4.0.
"Per la maggior parte sono imprese nell’ambito della meccatronica, ma ci sono anche aziende di metalli, elettronica, tessile, gommaplastica, vetro e automotive", riassume Pierluigi Petrali, direttore di Digital Innovation Hub Lombardia. "Secondo i nostri dati è ancora molto raro trovare aziende che di fatto abbiano investito in maniera cosciente e con risultati nell’AI – continua l’esperto –. Poi magari la usano incoscientemente: chi per esempio si mette in casa un sistema di visione per il riconoscimento dei difetti usa l’AI senza nemmeno saperlo. E anche in futuro avremo sempre più a che fare con soluzioni proposte dai produttori di tecnologia che usano l’intelligenza artificiale al nostro posto".
Ecco perché occorre puntare sulla consapevolezza e su parametri come la maturità aziendale. Il messaggio è chiaro: prima di approcciarsi all’AI bisogna capire se è utile alla propria azienda, ma anche se l’azienda stessa ha le carte in regola dal punto di vista della maturità tecnologica per spiccare il salto. Non è dunque solo questione di budget. Per questo Confindustria, Politecnico di Milano e Assoconsult hanno messo a punto uno strumento di autovalutazione online che fornisce una prima indicazione della maturità digitale dell’azienda. In una scala di valutazione da 1 a 5, il 35% delle imprese brianzole ha una maturità compresa tra 3 e 3,5, il 16% tra 2,5 e 3. Questo significa che almeno la metà ha scavallato la fase di difficoltà ed è pronta al salto. Ma attenzione: "Ci si attende anche una fase inflattiva e una disillusione in futuro rispetto alle aspettative. Ciò significa che l’intelligenza artificiale dovrà essere usata per quello che serve e dove serve. Serve la consapevolezza di che cosa è l’AI: è una tecnologia, non una soluzione, e fondamentale è partire da una buona tecnologia digitale di base", spiega Petrali. Che per superare questa fase delicata della transizione punta sulla responsabilità dei provider di tecnologia ("non promettete ciò che non potete mantenere") e sugli incentivi sull’innovazione digitale, "mettendo i fondi dove servono veramente", sull’esempio del bando emesso dalla Regione Lombardia, nella cui regia DIH ha avuto un ruolo.
"Avanti con giudizio", conclude Petrali. Un monito espresso più volte lunedì sera in occasione di un convegno sul tema organizzato da Assdolombarda e dal Chapter Monza e Brianza di Alumni Bocconi, che ha portato a confrontarsi le imprese e gli addetti ai lavori. A spiegare ai brianzoli nella sede di Monza l’impegno di Assolombarda sul tema c’era Viviana Palmieri, referente d’area Industria, energia e innovazione di Assolombarda, che ha lavorato con Giovanni Mocchi, vicepresidente di Zucchetti Group e guida del gruppo di lavoro Data&AI.
Obiettivo, "imparare a governare l’opportunità ed evitare il rischio di rimanere solo spettatori". Ne è scaturita una sorta di decalogo, linee guida che evidenziano i primi passi da seguire da parte delle aziende che intendano approcciarsi al futuro.