PIERO FACHIN
Cronaca

Addio ad Attilio Pozzi, il fotografo della Brianza

È morto all’improvviso, una vita al Giorno: da fattorino a reporter, sue le immagini entrate nella storia del territorio

Attilio Pozzi

Cesano Maderno, 13 dicembre 2019 -  A sentire lui era stato tutto molto semplice: "Una sera - eccolo, il suo racconto - stavo portando delle cose in tipografia e avevo visto un fotografo entrare nella camera oscura. D’istinto mi ero accodato. La luce rossa. Gli acidi, le bacinelle. Quello come un mago aveva agitato le cose e, oplà, era saltata fuori una stampa. L’aveva messa ad asciugare, attaccata a un filo con una molletta. Ero uscito di lì dicendomi una cosa: voglio fare il fotografo". Lo aveva detto e lo ha fatto per una vita. Attilio Pozzi è morto ieri, aveva 65 anni, lascia la moglie Giovanna e tre splendidi figli. E lascia anche tutti noi con l’amaro in bocca per le mille altre cose che avremmo voluto fare insieme e che invece non faremo mai. 

Il fotografo che per Il Giorno ha raccontato la Brianza se n’è andato nel tardo pomeriggio. Un’uscita da numero uno, con la macchina fotografica in mano. Si è sentito male mentre faceva un servizio a Carate. I soccorsi, la corsa all’ospedale di Desio, dove non c’è stato verso di far ripartire il cuore. La notizia, perché la morte di Attilio è una notizia, ci ha colpito con la brutalità di un maglio. Non c’era persona che non lo conoscesse, non solo nella sua Cesano. Non un sindaco, non un dirigente sportivo, non un carabiniere né un poliziotto. Al suo mestiere, il mestiere che adorava, ha dato tutto quel che poteva. Poligrafico per Il Giorno dei tempi dell’Eni, assunto ancora minorenne dopo la morte del papà per aiutare la sua bella mamma, Pozzi ha sempre lavorato per questo quotidiano. Prima come factotum, poi alle telescriventi, infine come fotografo della mitica agenzia Brianza. Giornalista vero, perché lui il suo territorio lo capiva fino in fondo. Bianca, nera, sport, dal post diossina ai cold case: coltivava una viscerale passione per tutto ciò che fosse cronaca. Tanto che sapeva scattare foto efficaci ma sapeva anche non scattarle, e questa è forse la dote dei più grandi tra i professionisti.

Una trascurabile nota personale: se faccio questo mestiere lo devo soprattutto a lui. Al Pozzi che, quand’ero al liceo, portava al giornale le mie prime righe. All’amico che, fotografo ufficiale al mio matrimonio, s’era perso dietro al prosecco e mi aveva fatto ridere un sacco. Al collega che, quando non guadagnavo un soldo, ogni mattina alle 9 passava a prendermi per il giro dai carabinieri. "Così risparmi benzina", diceva. E allora grazie, Attilio. Mi mancherai, ci mancherai.