DARIO CRIPPA
Cronaca

Autisti di bus, pochi soldi e tanta paura: “Ci vogliono guardie e barriere sui pullman”

Parla Salvatore Russo, da dieci anni al volante sui mezzi della provincia di Monza e Brianza: sui mezzi servirebbe un pulsante per chiamare le forze dell’ordine

L'autista Salvatore Russo

L'autista Salvatore Russo

Uno stipendio da fame senza incentivi, una responsabilità enorme e soprattutto la sicurezza. Con autisti perennemente esposti a insulti, aggressioni fisiche e verbali, intimidazioni.

Fare l’autista del trasporto pubblico non è più un lavoro appetibile. Anzi. Lo sa bene uno che fa questo mestiere da una decina d’anni: “Gli autisti sono poco valorizzati e per nulla tutelati” spiega Salvatore Russo, membro nel direttivo della Lega di Monza, ex consigliere comunale.

“I rischi a fare questo mestiere possono essere incalcolabili e capisco i giovani che pensano ‘ma chi me lo fa fare?’”.

Partiamo dai soldi. Quanto si guadagna?

“Lo stipendio base appena assunti si aggira sui 1.400 euro al mese, senza scatti di anzianità per i primi 8 anni”.

Il tasto dolente però è soprattutto la sicurezza.

“E invece su un mezzo pubblico dovrebbe essere un valore aggiunto, è l’utente che ti dà da lavorare e tutelarlo dovrebbe essere la prima preoccupazione”.

Sicurezza per i passeggeri, ma anche per gli autisti.

“Tutelarli significa garantire che possano lavorare con la massima serenità. Puntare sulla sicurezza è un investimento che torna a vantaggio dell’azienda di trasporto. Significa avere la certezza che non avrai passeggeri che danneggiano o devastano i mezzi e che pagano il biglietto. E sarebbe un incentivo anche per la stragrande maggioranza degli altri passeggeri, invogliati a usare ancora di più una forma di trasporto comoda e sicura”.

Come fare?

“Ci vorrebbe personale specifico che si occupi della clientela e della sua sicurezza, senza lasciare queste incombenze in capo agli autisti. I soldi spesi per pagare questo personale avrebbe un ritorno economico, basterebbe che questo personale salisse sugli autobus, almeno negli orari serali e in certe tratte più critiche”.

Le aggressioni sono all’ordine del giorno, eppure le denunce latitano.

“Siamo lasciati a noi stessi, presentare una denuncia significa perdere tempo senza avere nessuno dalla nostra parte. La Legge Cartabia ha peggiorato le cose: prima, quando si chiamavamo le forze dell’ordine, la denuncia partiva d’ufficio, quantomeno per ‘interruzione di servizio’. Ora invece deve pensarci il singolo. Dovrebbe farlo l’azienda ma non accade, è una perdita di tempo e denaro e si preferisce chiudere un occhio”.

Cosa potrebbe aiutare?

“Ci vorrebbe un sistema di chiamata diretta, un pulsante collegato con le forze dell’ordine. Per fortuna grazie a una battaglia che ho condotto personalmente è stata appena approvata la legge che prevede che su tutti gli autobus vengano installate le paratie per proteggere gli autisti: dal 2025 dovranno essere installate su tutti i veicoli”.

Ci sono fermate che a volte gli autisti temono di fare. Come piazza Castello, alle spalle della stazione.

“In certe fermate il comportamento di alcuni passeggeri, soprattutto extracomunitari, può diventare particolarmente fastidioso, salgono da dove vogliono, non pagano e si comportano in maniera maleducata e aggressiva”.

Una volta c’erano i cartelli “non parlare all’autista”…

“Troppa gente pretende che tutto le sia dovuto, c’è chi ti chiede di fermarti fuori fermata in base alle proprie esigenze e si arrabbia se non lo fai. C’è chi sale a fare baldoria, a bere e fumare”.

Le corse saltano e alla domenica quasi non ce ne sono.

“Alla domenica l’utenza è molto più bassa ma si potrebbero attivare autobus più piccoli a chiamata”.

Ora arrivano i bus più piccoli ed ecologici…

“Il guaio è che in certi orari si riempiono subito e siamo costretti a saltare corse perché la loro capienza è esaurita”.