
Il Comune mise in campo sei linee con 21 autobus da 90 posti e 15 da 55
Monza, 12 maggio 2019 – È un freddo, freddissimo giorno quel primo gennaio del 1968 a Monza. La temperatura è sotto lo zero di almeno un paio d gradi, le città quel mattino è deserta dopo i bagordi di San Silvestro. La gente è a casa che dorme, avvolta nel tepore delle coperte.
C’è qualcuno però che quella mattina ha deciso di uscire di casa nonostante tutto. Pochi comuni mortali, incuriositi e infreddoliti. E soprattutto autorità, uomini politici, funzionari. Si sono dati appuntamento davanti al Municipio: in piazza Trento e Trieste ci sono una trentina di autobus nuovi fiammanti che li attendono. Vernice nuovissima di una tenue tonalità verdognola, il muso puntato verso la scalinata di ingresso del palazzo municipale. Sono i nuovi sfolgoranti veicoli di qualcosa che proprio quel giorno inizierà ufficialmente la sua vita: l’A.M.S.A., Azienda Municipale Servizio Autolineurbani. Un servizio che sino ad allora era effettuato in esclusiva dalla società privata S.A.A.B. (Società Anonima Autolinee Briantee).
Per la città di Monza, e soprattutto per i suoi abitanti, si tratta di una piccola rivoluzione. I vecchi e gloriosi tram hanno terminato da poco le loro corse e il Comune di Monza, non senza ricorrere a qualche sacrificio economico, ha deciso di prendere in carico il trasporto pubblico in città. Il servizio è pronto a partire, a tempi record, perché il “sì” definitivo della Provincia di Milano, l’ultimo che mancava all’appello, è arrivato soltanto due mesi prima. C’è emozione, quel giorno, soprattutto se si ripensa al funerale civile vissuto da pochi mesi per l’addio ai tram, quando l’ultima corsa verso il Duomo di Milano era stata accompagnata dallo sferragliare delle latte legate al paraurti. Il tempo è passato, i vecchi tram non sono più considerati al passo coi tempi e la modernità pretende (forse a torto) il suo tributo in nome del trasporto su gomma. Ecco allora partire quella mattina i nuovi autobus. A benedirli si è scomodato anche l’arciprete di Monza, monsignor Giovanni Rigamonti. E ovviamente c’è anche il sindaco Giacomo Nava. Il corpo musicale del quartiere Cederna allieta la partenza. Per i primi due giorni non si paga il biglietto.
Il parco rotabile conta su 21 autobus da 90 posti e 15 autobus da 55 posti (12 a sedere). Il modello prescelto è il Fiat 416; nella sua versione più grande è lungo 11 metri e raggiunge 60 km/h. Il bus più piccolo invece è lungo 6 metri e 40 e viaggia a 57 km/h. Sui mezzi non ci sono ancora tachigrafi per calcolare tempi e distanze percorsi. Gli autisti, in gran parte assunti dai vecchi gestori, hanno turni di lavoro considerati più umani rispetto a prima: 6 ore al giorno.
I percorsi sono abbastanza agevoli e, anche se cominceranno sin dai primi giorni a subire qualche aggiustamento una volta sperimentati sul campo, evitano di fatto le strettoie e lo slalom fra le viuzze più anguste.
Si sale davanti e si scende dietro, con abitudine invertita rispetto al consueto. Non a caso all’inizio si registra un po’ di sconcerto e confusione fra i passeggeri, ma presto la nuova abitudine soppianterà le antiche usanze. I gradini – lamenta qualche passeggero – sono un po’ alti. Ma i vantaggi appaiono evidenti: si circola dalle cinque e mezza del mattino alle mezzanotte e mezza si entra anche in pieno centro, fin sotto l’Arengario e per la prima volta si coprono tratte in alcune zone sino ad allora sprovviste di collegamenti, come il popoloso quartiere Cederna.
La linea numero 6 ad esempio, che copre la tratta che conduce in questo quartiere a vocazione operaia, ha un percorso di 6 chilometri con 23 fermate.
Le linee previste complessivamente sono sei: Linea 1 (sant’Alessandro-Sant’Albino; Linea 2 (San Rocco-Via Lecco); Linea 3 (via Pusiano-San Donato), Linea 4 (via Goldoni-via Tintoretto); linea 5 (San Fruttuoso-Parco).
Un biglietto costa 60 lire, con 100 lire si può prendere il biglietto cumulativo che permette due corse su due linee susseguenti nella stessa giornata. Un abbonamento settimanale costa 430 lire, per un abbonamento mensile servono 1.850 lire. A controllare che tutti i passeggeri paghino il dovuto, su ogni autobus, oltre all’autista, viaggia anche un bigliettaio.
Dopo appena 5 mesi si prova a tracciare già un primo bilancio: i bus urbani di Monza hanno trasportato, dal 1° gennaio al 31 maggio, 2 milioni 426mila persone, con una media di 16mila utenti al giorno e un incasso di 133 milioni. Da subito il Comune manifesta l’intenzione di trasformare la linea in interurbana aggiungendo le linee Monza-Brugherio e Monza-Vedano gestite sino ad allora da ATM e SAAB. L’idea è quella semplicemente di prolungare il tragitto di due linee già esistenti, la Linea 3 e la Linea 5, riuscendo così a mantenere costi più contenuti rispetto a quelli ritenuti troppo pesanti e con scarsi guadagni dai precedenti gestori, ATM e SAAB. Un affare da 16 milioni di lire.