Monza, 20 febbraio 2023 - Per la Fan Zone all’autodromo la Procura di Monza chiude l’inchiesta sui presunti abusi edilizi che per due volte avevano rischiato di fare saltare con il sequestro lo scorso settembre il luna park dei motori in vista del Gran premio di Formula Uno a Monza. Il Gp del centenario del circuito. A presentare il conto con la giustizia il pm monzese Carlo Cinque, lo stesso che aveva puntato il dito contro il progetto per realizzare a tempi record un campo per il gioco del padel delle dimensioni di 40 metri per 30 metri con struttura prefabbricata in cemento armato appoggiata al terreno e un container di 3 metri per 6 e un’altezza di 2 metri e mezzo. Secondo la pubblica accusa, manufatti posizionati, in concorso tra l’allora legale rappresentante dell’autodromo di Monza Alessandra Zinno e il committente e direttore dei lavori Umberto Andreoletti, "in area sottoposta a vincolo paesaggistico e monumentale all’interno del Parco Reale di Monza". Ora gli indagati possono presentare memorie difensive o farsi interrogare prima che la Procura decida se procedere con il procedimento penale.
Il pm aveva chiesto il sequestro preventivo della Fan Zone ritenendo che "le opere contestate, pur essendo provvisorie" non potevano "rientrare nella normativa della cosiddetta edilizia libera" ed erano state realizzate "in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali", in particolare quella "relativa al Piano territoriale di coordinamento del Parco della Valle del Lambro". Inoltre, essendo il provvedimento autorizzativo "intervenuto a posteriori" non valeva "ad escludere l’integrazione del reato". Contro il sequestro si era pronunciato per due volte consecutive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Marco Formentin, che non aveva contestato la sussistenza del reato penale di contravvenzione edilizia, ma, a differenza di quanto ritenuto dalla Procura, aveva concordato con l’avvocato difensore della Sias (la società di Aci che gestisce l’autodromo) Attilio Villa, che aveva ritenuto come la Conferenza dei servizi avesse in zona Cesarini "accertato la compatibilità urbanistica delle opere" e quindi fatto "venire meno il pericolo di pregiudizio al bene giuridico tutelato". Il pm aveva puntato il dito contro il parere rilasciato dal servizio Urbanistica del Comune di Monza, ritenuto incompleto sul tema della sicurezza dell’impianto in relazione al notevole afflusso previsto di spettatori, ma per il giudice era risultata carente la motivazione.