DARIO CRIPPA
Cronaca

Monza, Von Trips e lo schianto da 14 morti in Autodromo

L'incidente, che risale al 1961, fece molto scalpore

Il tragico incidente

Monza, 19 marzo 2017 - Monza in tutto il mondo è conosciuta come la città della Formula Uno, sede di un affascinante autodromo carico di storia. Fin qui - a dispetto di polemiche cicliche e del destino di una pista sempre più a rischio - c’è poco da dire. Su questo circuito hanno corso sin dalla sua inaugurazione nel 1922 i più grandi piloti: a Monza la Formula Uno e il suo “rumore” hanno fatto la storia. Nel bene, e anche nel male. Forse non tutti ricordano infatti che a Monza si è registrato uno dei più gravi incidenti nella storia del Campionato mondiale di Formula Uno: nel 1928 la Talbot Darracq 700 di Emilio Materassi si è schiantata sulla folla assiepata sulle tribune facendo oltre venti morti. Ma nella memoria resta soprattutto l’analogo incidente accaduto 33 anni più tardi. Il primo - fra l’altro - a venire trasmesso in televisione.

Per ricordare quella tragica giornata, bisogna dunque tornare al 10 settembre del 1961. Quel giorno di oltre cinquant’anni fa si disputa un Gran premio di particolare importanza. A contendersi la vittoria e la conquista del titolo quell’anno ci sono due piloti di vaglia come lo statunitense Phil Hill e un tedesco dal nome lunghissimo, Wolfgang Alexander Albert Eduard Maximilian Reichsgraf Berghe von Trips; 34 anni il primo e 33 il secondo. Entrambi su Ferrari. Nessun rappresentante delle loro due Nazioni ha mai vinto sino ad allora un titolo mondiale piloti di Formula Uno. E nel finale di quella stagione i due si giocano dunque un traguardo di grande prestigio.

A von Trips qualcuno ha affibbiato un soprannome che è tutto un programma: “Conte von Crash”. “Conte” per via delle sue origini nobili: unico discendente di una famiglia di baroni, vive in un vecchio castello e si diletta, oltre che di motori, di equitazione. “Crash” invece per i numerosi incidenti collezionati sino a quel momento in carriera, senza mai riportare però gravi conseguenze fisiche. Quel giorno von Trips parte in pole position, ma la sua gara non durerà molto. Poco dopo la partenza il tedesco si trova ad affrontare infatti un drago del volante come il pilota scozzese Jim Clark. La ricostruzione di quanto accadde quel giorno riempiranno per anni intere pagine di cronaca. Quello che appare incontrovertibile è che a un certo punto, all’ingresso della Parabolica, quando i due piloti si trovano appena al secondo giro di gara, le ruote delle due vetture - la Ferrari di von Trips e la Lotus di Clark - si toccano. E si agganciano. Il pilota tedesco perde il controllo, fa un paio di testacoda e la sua auto prende il volo sul terrapieno a bordo pista alla Curva di Vedano, andando a schiantarsi su una collinetta a oltre 160 chilometri orari. Le misure di sicurezza a quell’epoca non sono ancora alte come oggi: le piste - e Monza non fa eccezione - esigono un crudele tributo di vite umane ogni anno.

Sulla collinetta su cui atterra la Ferrari di von Trips sono assiepate decine di spettatori, separati dalla pista da una semplice staccionata. L’automobile lanciata a tutta velocità sugli spalti fa una carneficina, uccidendo 14 persone. La prima è una ragazza a cui viene recisa di netto la testa. Nell’incidente perde la vita anche lo stesso von Trips, portando il terribile bilancio di quella giornata a 15 vite. Scaraventato fuori dall’auto il pilota tedesco finisce sulla pista dopo un volo di venti metri. La sua Ferrari invece rotola di nuovo in pista. Jim Clark riesce a evitarla, Gerald Ashmore la centra in pieno, ma non riporta ferite gravi. La direzione di gara decide di non fermare la corsa. A fine gara, l’altro ferrarista Hill si ritrova così campione del mondo, ma la premiazione avviene in un clima surreale, in cui gli organizzatori tentano di nascondere inizialmente quanto accaduto agli altri piloti e al pubblico per non provocare reazioni incontrollabili.

L’evento sconvolge l’opinione pubblica, persino papa Giovanni XXIII avrà parole durissime per commentarlo. Il circuito subirà le prime di una lunga serie di modifiche che lo porteranno a essere come è ora. Forse meno spettacolare, sicuramente più sicuro. Tante fra l’altro le analogie fra i disastri del 1928 e del 1961. In entrambi i casi a fare strage è un bolide lanciato a tutta velocità sugli spettatori. E poi il fatto che nell’incidente abbia perso la vita anche il pilota: Materassi nel 1928 e von Trips nel 1961. Infine, la gara in entrambi i casi la gara viene fatta proseguire sino alla fine nonostante la tragedia. Nel 1928 un’inchiesta aveva stabilito che al circuito di Monza non c’erano le necessarie misure di sicurezza per salvaguardare la vita del pubblico. Trentatré anni più tardi, evidentemente, il problema non era ancora stato risolto.