
di Stefania Totaro
"Per una persona come Gerardo Perillo, abituato al rispetto della legge, per tanti anni magistrato, prima commissario di polizia e poi avvocato, l’arresto nel 2018 e il carcere per più di 6 mesi per l’accusa di avere indotto, istigato e avallato insieme ad altri professionisti a favore di Giuseppe Malaspina per cedere i crediti delle società hanno cambiato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia".
Per Gerardo Perillo i pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo hanno chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione al processo al Tribunale di Monza per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e bancarotta fraudolenta che vede al centro il costruttore 65enne accusato di essersi fatto aiutare da una ‘corte dei miracoli’ nel tentativo di salvare il suo impero immobiliare milionario dal fallimento. Ieri l’avvocato Giovanni Santi Alessandrello, che difende con il collega Maurizio Bono l’ex giudice, ne ha chiesto invece l’assoluzione con formula piena. "Nel 2014 Malaspina chiede a Perillo di analizzare la situazione finanziaria delle sue società e ne riceve una relazione - ha spiegato nella sua arringa - Delle cessioni di crediti Perillo non sapeva nulla, erano già intervenute e, quando lo viene a sapere a una riunione, commenta che così si rischiava anche il penale. Le intercettazioni sono state sempre in possesso degli inquirenti, ma non sono state interpretate in modo corretto per arrivare a dichiarare la completa estraneità dell’imputato dal grave reato contestato". Nella prossima udienza la parola passerà all’avvocato Fabio Giarda, difensore dell’avvocata Fabiola Sclapari, per cui la pubblica accusa ha chiesto la condanna a 7 anni di reclusione. Per Giuseppe Malaspina la pena richiesta è 14 anni. Quindici gli imputati a vario titolo per cui la Procura di Monza ha chiesto altre 12 condanne e 2 assoluzioni. La condanna a 6 anni dè stata chiesta per i commercialisti Antonio Ricchiuto (genero di Perillo) e Salvatore Tamborino (il cui difensore, l’avvocato Luca Bisori, ieri ha a sua volta chiesto che venga assolto con formula piena) e altre pene fino a un minimo di 1 anno di reclusione. Le pene minori chieste per l’accusa di false fatturazioni, una contestazione errata per i difensori di quegli imputati in quanto ritenute false "ma non è mai stato ritenuto necessario dagli inquirenti verificare se i lavori fossero stati invece effettivamente svolti" nei cantieri edili del costruttore. Una decina le società fallite che si sono costituite parti e che complessivamente hanno chiesto oltre 200 milioni di euro di risarcimento dei danni con provvisionale immediatamente esecutiva di 100 milioni di euro.