STEFANIA TOTARO
Cronaca

Baby killer del pusher di San Rocco, il presunto mandante deve restare in carcere

La gup del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti respinge la richiesta di arresti domiciliari

Il delitto del pusher di San Rocco da parte di due ragazzini fece molto scalpore

Monza, 19 luglio 2021 -  Resta in carcere il presunto mandante dei baby killer del pusher del quartiere San Rocco. Lo ha deciso la gup del Tribunale di Monza Francesca Bianchetti, respingendo la richiesta di arresti domiciliari presentata dall’avvocata Anna Zottoli, difensore di Giovanni Gambino, 43enne monzese. Dallo scorso aprile Gambino si trova detenuto dietro le sbarre perché per gli inquirenti ha istigato l’assassinio di Christian Sebastiano, il 42enne ucciso da una trentina di coltellate, lo scorso 29 novembre sotto le case popolari dove abitava, da un 14enne e un 15enne monzesi che gli hanno rapinato una dose di cocaina.

Per i due baby killer la Procura del Tribunale per i minorenni ha appena chiesto la condanna a 15 anni di reclusione, a cui per il 14enne si aggiunge una ulteriore richiesta di 2 anni e 4 mesi per detenzione a scopo di spaccio di droga dopo il ritrovamento di marijuana e hascisc nella sua abitazione. Dell’accusa di droga è accusato anche il fratello 24enne del ragazzino, che ha già patteggiato la pena di 3 anni al Tribunale di Monza. E davanti allo stesso Tribunale rischia di ritrovarsi coimputato di omicidio volontario premeditato Giovanni Gambino. Secondo la pm monzese Sara Mantovani, avrebbe promesso 2.000 euro ai due ragazzi se avessero ammazzato l’amico e vicino di casa ‘Seba’.

A dirlo un ragazzo del quartiere amico degli imputati: "Mi hanno detto che Giovanni Gambino ha pagato i due ragazzi per uccidere Christian. Me lo hanno raccontato il giorno dell’omicidio di Christian. Giovanni lo ha fatto per la lite che è avvenuta tra Cristian e i suoi familiari. Io credo che abbia mandato i due a uccidere Cristian anche per motivi di soldi e di droga". Ma Gambino ha sempre negato, dicendo di conoscere la vittima "da anni" ma di non aver avuto "nessun debito con lui". Per gli inquirenti il 14enne ha agito con premeditazione per vendicarsi del pusher che lo aveva introdotto al consumo di cocaina. Anche all’interrogatorio il 14enne ha scagionato il presunto mandante. "Sono uscito per rapinare la droga, non per uccidere", ha ripetuto ancora. Allo stesso interrogatorio a Monza, invece, il 15enne si è avvalso della facoltà di non rispondere.