MONICA GUZZI
Cronaca

Villa Reale di Monza, il Bagno delle regine svelato al pubblico

Aperte per la prima volta le stanze per il benessere e il relax delle sovrane, scoperte 15 anni fa

Il bagno delle regine in Villa Reale

Monza, 8 novembre 2016 - Da Maria Beatrice d’Este, prima inquilina della Villa Reale, alla viceregina Amalia di Baviera, e poi Maria Elisabetta di Savoia Carignano, consorte dell’arciduca Ranieri d’Asburgo-Lorena, Carolina del Belgio, e infine, dal 1868 fino alla campagna di restyling del Majnoni del 1895, Margherita di Savoia. Anche le regine facevano le terme, o almeno un bagno caldo e tanto relax: lo ha scoperto chi ha lavorato negli ultimi anni alla Reggia di Monza. Ora questi spazi, venuti alla luce solo 15 anni fa, mai visitati e mai visti prima d’ora, saranno aperti al pubblico attraverso due giornate di visite guidate. L’iniziativa è stata presentata ieri dal Consorzio Villa Reale e Parco in collaborazione con il Centro documentazione residenze reali lombarde. I locali del cosiddetto "Bagno della viceregina", al piano terra della Villa Reale, sono venuti alla luce nel corso dei lavori del Comune, diretti dall’architetto Bruno Lattuada, per la realizzazione dei nuovi depositi dei Musei civici.

"Come funzionario della Soprintendenza, ero responsabile della direzione artistica dei lavori di restauro - ricorda l’architetto Marina Rosa, oggi presidente del Centro documentazione Residenze reali lombarde -. Sollevando il pavimento, il Comune ha trovato una situazione particolare. Allora abbiamo comiciato a scavare, trovare e studiare documenti. Alla fine è venuta fuori la storia di questi locali, una storia molto importante nata proprio con la Villa Reale". L’ambiente absidato, affiancato da un altro locale, si trova sotto le stanze private della regina, cui è collegato da una scala oggi stretta che un tempo però era molto più ampia, realizzata in doppia rampa con gradini di beola. Fu disegnato dall’architetto Giuseppe Piermarini fin dal 1777, anno di nascita della Villa. Durante i lavori è stata rinvenuta una nicchia dalla quale un tempo usciva il calore attraverso una reticella, ma che negli ultimi anni fu nascosta da Margherita.

L’ultima regina della Villa infatti portò il bagno al piano superiore, accanto alla camera da letto. Nel caldo bagno al piano sotto portò invece un armadio a ferro di cavallo dove conservare i vestiti di lana. Poi, dopo la fuga dei Savoia, questi ambienti furono destinati ad altre funzioni con le Biennnali e Triennali d’Arte. "Il pavimento è stato alzato perché i gradini davano problemi di accessibilità - continua Marina Rosa -. Prima del Duemila avevamo trovato l’armadio a ferro di cavallo smontato. Abbiamo provato a montarlo, ma in quel momento non corrispondevano le altezze: non sapevamo che il locale fisse più basso di 60-80 centimetri. L’armadio c’è ancora ma non può essere ricollocato perché l’ambiente ormai è tornato in parte quello del 1777. La decorazione però non è più austriaca, ma del periodo napoleonico, con un cielo e uccelli sulla volta". In fondo, sulla nicchia campeggiano una testa di Medusa (che richiama il pavimento con la testa di Medusa al piano sopra) e due sirenette.

In origine c’era una vasca di rame, fatta dorare da Margherita, cui arrivava l’aria calda dalla stufa separata dalla retina. E c’era un ambiente per rilassarsi dopo il bagno, con letti con quattro materassi di prima classe, tavolini del Maggiolini e divani. Già nel 1872 Margherita fece acquistare una vasca in marmo di Carrara, che poi fece trasportare di sopra, quando la funzione del bagno fu avvicinata alla camera da letto. Una funzione imortante, se si pensa che in un’incisione con la sezione trasversale della Villa conservata a Vienna sono riportati solo tre ambeinti con le decorazioni, e sono proprio la sala da pranzo, il salone centrale a doppia altezza e il bagno. Ingegnoso il sistema per eliminare l’umidità e mantenere il calore, una camera d’aria fra due muri. "Nel 2001 siamo intervenuti per portare sotto il pavimento le tubazioni e garantire condizioni termiche e igrometriche ideali per i quadri dei Musei civici - ricorda l’architetto Bruno Lattuada -. Ci siamo subito imbattuti in un vespaio e, scavando, abbiamo scoperto che sotto ce n’era un altro. Negli anni Sessanta il nuovo vespaio è stato sovrapposto a quello originario per combattere l’umidità. L’abbiamo rimosso e abbiamo trovato i materiali originari". L’ambiente è stato restaurato tenendo conto della campagna di decorazioni napoleonica e mantenedo un campione sulla parete a testimonianza della fase precedente. "A metà Ottocento l’architetto Tazzini continuava a scrivere che ci volevano soldi perché c’erano “mostruose tracce di umidità” - sottolinea Marina Rosa -. Il lavoro di intercapedini risale alla metà dell’Ottocento. Sono stati scarnificati 2-3 centimetri di mattoni marci per poi creare una camera d’aria. Il pavimento invece era in assoni in noce e l’abbiamo riproposto, anche se non com’era in origine".

Visite l’11 e il 25 novembre dalle 18 alle 21 in compagnia dell’architetto Debora Lo Conte. Prenotazione obbligatoria (340.5830650 oppure info@residenzerealilombarde.it): i gruppi non possono superare le 15 persone. Biglietto 10 euro, le visite dureranno un’ora.