di Fabio Luongo
E’ stata una figura di primo piano nella vita culturale della Monza del Novecento, nonché uno dei più importanti artisti del territorio. Grande pittore, promotore di numerose iniziative, presidente degli Amici dei Musei e alla guida della battaglia per la riapertura della Villa Reale e della Pinacoteca civica, ora verrà celebrato nella capitale d’Italia con un’esposizione che ne traccia l’intero percorso poetico ed estetico, attraverso una carrellata di dipinti in cui si fondono realismo e astrazione, dinamismo e rigore formale.
Verrà inaugurata ufficialmente domani sera a Roma, negli spazi della Sacripante Art Gallery di via Panisperna, la mostra “Ezio Barni - Spazio senza tempo“, una retrospettiva curata da Maria Elena Brugora interamente dedicata al noto pittore monzese Ezio Barni, protagonista della scena artistica lombarda nel secondo ‘900, considerato un vero maestro nell’uso del colore. L’esposizione permetterà di conoscere a fondo lo stile personale e originale di questo figlio illustre della Brianza, appassionato della pittura fin da giovanissimo.
L’interesse per l’arte lo portò a frequentare la scuola di Marcello Dudovich, pittore e illustratore che è stato uno dei padri del cartellonismo pubblicitario italiano: fu un incontro essenziale per far maturare la vena creativa originale di Barni, come fondamentale fu pure il rapporto con il pittore di Francoforte Jacques Decaux, che lo avvicinò alla cultura mitteleuropea.
Al centro della sua ricerca l’artista monzese mise i temi della donna, della natura morta e del paesaggio lombardo, ritratti prima con tecnica realistica e poi via via in modo sempre più trasfigurato e astratto. Un’evoluzione apprezzabile anche nella mostra romana.
Nella pittura di Barni "ogni opera è un racconto che prende forma attraverso una dialettica di opposti - spiegano gli organizzatori -, un’antitesi in equilibrio fra la tensione alla perfezione, all’ordine, all’armonia e una libertà espressiva che lascia spazio alla frenesia dell’immaginazione".
Sono dipinti fatti "di vita e di emozione, in cui il vissuto personale si mescola con l’invenzione e l’assurdità del sogno". Il risultato è un "caos armonico, in cui la dimensione onirico-narrativa rivela un procedimento estetico in cui i soggetti sono al contempo naturalizzati e idealizzati". Astrazione e realismo si mescolano e si richiamano, rigore geometrico e forme essenziali giocano con un’atmosfera fantastica, creata con accostamenti cromatici particolari.
Oltre che come pittore, Barni, che è scomparso 25 anni fa, a Monza era notissimo anche nelle vesti di presidente dell’associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza e per la sua lunga e instancabile battaglia in favore della riapertura della Villa Reale e della Pinacoteca Civica monzese, sfociata nel 1994 nella mostra di protesta “Il Museo Negato“, in cui vennero esposte 100 opere appartenenti alla pinacoteca. I dipinti di Barni si trovano oggi in collezioni pubbliche e private in Italia, Germania, Stati Uniti, Brasile e Hong Kong.