Seveso (Monza), 17 agosto 2020 - I commenti, di fronte ai video delle sue imprese caricati orgogliosamente online, erano sempre gli stessi. Si alternavano «sei un grande» e «sei un pazzo». In un mix di ammirazione e preoccupazione. Coraggio, estremo, sicuramente. Ma anche un pizzico di sregolatezza in eccesso, che gli era riconosciuta. E che gli è stata fatale, durante il suo ultimo volo. Giù in picchiata, fino a raggiungere il suolo catturando immagini spettacolari. Così, facendo quello che più amava, è morto nella mattinata di Ferragosto Simone Rizzi, base jumper di 33 anni residente a Seveso.
La causa esatta dell’incidente è ancora al vaglio degli inquirenti. Si sa che il giovane brianzolo si è lanciato da 2.900 metri di altezza, dal Piz da Lec, sopra Corvara in Val Badia. Il cerimoniale che ormai conosceva a memoria, ripetuto decine di volte negli ultimi anni: la tuta alare indossata con massima cura, il casco, con gli “occhialoni” e sopra la telecamera per riprendere le incredibili immagini del volo. Il respiro, profondo. Il conto alla rovescia e poi il salto nel vuoto, a tutta adrenalina. La procedura standard prevede la prima parte a tutta velocità, scandita dalla tuta alare, poi l’apertura del paracadute, per godersi la discesa nelle ultime centinaia di metri, con più serenità. E potrebbe essere stato proprio questo il passaggio chiave, fatale: un problema nell’apertura o nel funzionamento del paracadute. Vani i soccorsi, chiamati da un amico, arrivati in elicottero.
L’incidente ha lasciato sgomenti famigliari, amici e l’intera comunità di Seveso, dove Simone era piuttosto conosciuto: tanti i messaggi di cordoglio piovuti sui social network. «Ciao Simone, ci hai lasciato in un terribile schianto – ha scritto Maria Grazia Camagni -. I tuoi amici e i tuoi cari ti porteranno sempre nel cuore: amavi volare e lasciarti nel vuoto, è stato l’ultimo istante della tua vita, ci mancherai, quando il sole nasconde una nuvola sarai li a salutarci».