MONZA – Uno degli esempi più eclatanti, lo si incontra percorrendo la strada provinciale Monza-Saronno, quando si entra nel territorio di Muggiò: l’Hotel Imperial oggi è un rudere, dopo che anche il Comune è stato costretto a gettare la spugna e a restituirlo all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Non è l’unico caso simile. Di beni sottratti alla mafia nella provincia di Monza e Brianza allo stato attuale – ma si attende il nuovo conteggio –, ce ne sono 189. Appartamenti, box, ville, terreni, aziende, uffici, negozi, ristoranti, hotel appunto.
In gran parte sono riconducibili alla ‘ndrangheta, asso pigliatutto in Brianza. Dove su 55 Comuni, oltre la metà contano o hanno contato casi simili nei propri confini. I comuni che si contendono la palma sono quelli che in fondo maggiormente sono stati toccati dalle ultime inchieste giudiziarie e dove erano (sono?) attive le Locali di ‘ndrangheta più radicate e potenti del nostro territorio: Desio, Seregno, Muggiò col suo maxi hotel, Carate e Cesano Maderno.
“Un numero enorme” riflette Cinzia Pugliese, referente a Monza e Brianza di “Libera, Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie“. Nel 2011, quando a Monza era nata la prima cellula di Libera, l’inchiesta “Infinito“ aveva appena coperchiato il vaso di Pandora (una cinquantina di arresti). Allora, i beni già sequestrati alle mafie erano “appena” una cinquantina. Oggi sono quasi quadruplicati. “Dare un futuro a questi beni non è semplice, gli stessi Comuni faticano a prenderli in gestione perché il lavoro che c’è dietro può essere complicato dal punto di vista burocratico e impegnativo anche finanziariamente”.
La Legge prevede che, una volta confiscati e assegnati (solitamente a Comuni o forze dell’ordine), venga predisposto un bando per trovare qualcuno che li gestisca. I fini devono essere strettamente sociali, e infatti gli esempi virtuosi non mancano. A Cesano Maderno ad esempio una villa con piscina è stata appena assegnata al Comune per rispondere all’emergenza abitativa con un progetto di housing sociale. Associazioni senza fine di lucro e cooperative sono i principali candidati.
“Ma predisporre un bando è impegnativo. Per questo Libera offre un corso specifico per le pubbliche amministrazioni e Anci e Regione hanno appena aperto uno Sportello di assistenza Beni Confiscati. Noi come associazione offriamo sostegno alle amministrazioni locali”. Ma le resistenze non mancano.
Il 28 ottobre Libera ha inviato a tutti i Comuni della Brianza una lettera per richiedere informazioni sulla gestione e destinazione dei beni confiscati ubicati nel loro territorio di competenza. “In considerazione dell’importanza che il riutilizzo sociale di tali beni riveste per la collettività e per la promozione della legalità e della giustizia sociale – ha scritto -, chiediamo cortesemente di poter ricevere un quadro aggiornato della situazione attuale dei beni confiscati presenti nei Comuni della provincia di Monza e Brianza”. Al momento, nessuno ha risposto.