Botte al detenuto, i testimoni: "Urlava e sbatteva la testa al muro"

Agenti penitenziari a Monza accusati di lesioni su detenuto collaboratore di giustizia. Versioni contrastanti su presunta aggressione durante trasferimento in cella. Prossima udienza a novembre.

Botte al detenuto, i testimoni: "Urlava e sbatteva la testa al muro"

Il caso risale al 3 agosto 2019

"Era seminudo, sbatteva la testa contro le sbarre, diceva che era stato picchiato e che sarebbe venuto con il fratello e ci avrebbe caricato su un furgone per tagliarci la testa uno per uno". A riferirlo ieri in aula davanti ai giudici del Tribunale di Monza alcuni colleghi dei 4 uomini e 1 donna della polizia penitenziaria accusati a vario titolo di lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, abuso d’ufficio e omessa denuncia per avere picchiato il 3 agosto 2019 Umberto Manfredi, 52enne, collaboratore di giustizia nel processo ai Casalesi in Veneto, mentre si trovava all’interno della casa circondariale monzese. Il detenuto si è costituito parte civile al dibattimento insieme all’associazione ‘Antigone’ per la tutela delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. Secondo l’accusa il detenuto è stato colpito a pugni e schiaffi da un agente, mentre altri lo tenevano fermo, per poi farlo cadere dalla barella una volta arrivati in cella, dove è stato lasciato dolorante e con il volto tumefatto. C’è un video dell’accaduto estratto da alcune telecamere interne al carcere, che mostra l’agente che schiaffeggia il detenuto ma, secondo la difesa degli imputati, le telecamere non hanno ripreso, per un cono d’ombra nella registrazione, il momento precedente in cui il detenuto avrebbe sferrato un calcio al volto di un agente. A dire degli imputati le lesioni non sono state causate da una violenta aggressione da parte degli agenti, che sostengono di avere soltanto ‘contenuto’ il detenuto dopo che ha opposto resistenza, ma dalla caduta dopo il trasferimento in cella e da un’azione di successivo autolesionismo messo in atto dal detenuto. "Quel giorno ero in servizio e ho incrociato la direttrice del carcere che sentiva degli schiamazzi e mi ha chiesto di accompagnarla a vedere – ha dichiarato un ispettore – Arrivati davanti alla cella, le ho detto di non avvicinarsi perché il detenuto era seminudo. Aveva già fatto autolesionismo".

"Io lavoro all’ufficio servizi, ero con la sovraintendente e si sono sentiti rumori da sotto – ha invece raccontato un assistente – Siamo andati a vedere e il detenuto gridava e sbatteva la testa contro il muro e minacciava tutti. Era seduto, ad un certo punto si è alzato, ha dato una testata alle sbarre e si è lasciato cadere a terra. Il video? L’ho visto dopo, ho visto qualche schiaffo al detenuto mentre era sulla barella. Ma avevo visto un collega con il ghiaccio su un occhio e mi avevano detto che era stato colpito da un calcio durante il trasporto del detenuto". Si torna in aula a novembre.

S.T.