BARBARA CALDEROLA
Economia

Braccia incrociate alla St di Agrate, sindacati in pressing sul governo: “Chiediamo garanzie sul futuro”

Sciopero e presidio per sollecitare una convocazione urgente a Roma, attesa ormai da dicembre. Conti in picchiata e tagli fanno temere per le prospettive industriali e la tutela dell’occupazione.

Lo sciopero di due ore con presidio davanti ai cancelli della St proclamato dalle diverse sigle sindacali

Lo sciopero di due ore con presidio davanti ai cancelli della St proclamato dalle diverse sigle sindacali

L’incertezza aleggia sulla cittadella del chip e i sindacati scioperano. Ieri e lunedì due ore ai tornelli per Fim, Fiom, Fismic, Uilm e Usb. In gioco il futuro di centinaia di ingegneri, tecnici, ricercatori, operai specializzati di St, il gruppo di semiconduttori con quartier generale ad Agrate Brianza. E qui i dipendenti sono 5mila.

"L’adesione massiccia conferma la determinazione dei lavoratori a capire cosa sarà del loro futuro – spiegano i metalmeccanici –. Servono garanzie sulle prospettive industriali e sulla tutela dell’occupazione per tutti gli stabilimenti del gruppo".

L’invito è al governo dal quale le sigle aspettano una convocazione da dicembre. Da quando cioè l’aria nei reparti si è fatta pesante "fra conti in picchiata, una gestione sulla quale quale occorre fare chiarezza e il trasferimento tecnologico alla Cina e al Sud-Est asiatico". Questa iniziativa "è il primo passo – chiariscono i dipendenti – ci aspettiamo risposte adeguate dai manager e dalle istituzioni, ricordando sempre il ruolo di azionista di riferimento del ministero dell’Economia". All’orizzonte "si profila la cassa integrazione per 2.500 addetti a Catania, mentre sono cominciati colloqui individuali con persone da ‘accompagnare’ all’uscita senza alcun nostro coinvolgimento – sottolinea Enrico Vacca, segretario della Fim-Cisl Brianza Lecco Monza –. Ci arrivano notizie di misure analoghe Oltralpe. È inaccettabile". "Chiediamo tutele sul polo brianzolo e su tutte le altre fabbriche italiane – ribadisce Pietro Occhiuto, alla guida della Fiom provinciale – e possiamo averle solo a Roma".

Il tavolo con l’esecutivo servirà a discutere di possibili tagli e prospettive. E del futuro dei siti a partire dalla Brianza. I metalmeccanici vogliono capire se sarà fatto di investimenti o di progressiva asfissia a favore della Cina e della Francia.

"L’annuncio di riduzioni dei costi, insieme alla necessità di migliorare efficienza e competitività, solleva interrogativi cruciali sul destino delle nostre sedi produttive – ancora Occhiuto – per questo è urgente capire lo scenario nel quale ci stiamo muovendo". Fra il personale aumenta la preoccupazione. "Qui è a rischio il posto di centinaia di persone – conclude Giovanni Apollonio, delegato Fim, ai cancelli – chiediamo al governo di guardare dentro St".