BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Brugola, impiegato licenziato e reintegrato dal giudice. Poi lasciato ancora a casa

Il primo provvedimento dopo una causa vinta sulla cassa integrazione. Roberto Guarino ha impugnato anche la seconda lettera. La direzione tira dritto: “Per i dipendenti facciamo moltissimo”

Roberto Guarino, l’impiegato licenziato

Roberto Guarino, l’impiegato licenziato

Lissone (Monza) – Licenziato, reintegrato e licenziato di nuovo. La seconda volta mentre era candidato alle elezioni per la Rsu sotto le insegne della Fim. “Questo è il clima in Brugola, il colosso delle viti, al di là di tante belle parole – dice la sindacalista Francesca Melagrana che si occupa dell’azienda –. Un secondo aspirante delegato ha subito la stessa sorte durante la campagna elettorale: fuori”.

Il caso professionale di Roberto Guarino, 51 anni, impiegato, comincia durante la pandemia. “Sono rimasto con altri 80 colleghi in cassa integrazione a zero ore e senza rotazione per un anno e mezzo – racconta –. Diciotto mesi con lo stipendio al 50%, io ho due figlie, di cui una disabile, l’altra nata da poco in quel periodo”.

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Roberti Guarino, l'impiegato liecnziato alla Brugola

“I problemi – aggiunge – erano cominciati con l’uso dei permessi garantiti dalla legge 104. Mi cambiarono mansione, dal controllo qualità a ispettore, una retrocessione accompagnata però da un aumento di stipendio e per sei mesi è andato tutto bene: ero su un solo turno e potevo seguire la ragazza, poi sono stato messo su tre turni e infine su due, dopo prescrizioni mediche per un mio problema di salute e alla fine mi sono ritrovato in cassa”.

Con l’astensione forzata dal lavoro, Guarino fa causa per chiedere “le differenze salariali per il mancato rispetto della rotazione”. Vince in giudizio, “ma al rientro trovo la lettera di licenziamento: mansione soppressa”. Impugna e ottiene di nuovo una pronuncia a suo favore dal giudice. L’impiegato riprende servizio ad aprile 2024, ma dall’11 marzo scorso è di nuovo a spasso.

“Nel mezzo ci sono stati diversi richiami disciplinari – ricorda Melagrana – tutti discutibili. La gestione del personale non tiene conto della situazione dei singoli e questo ci preoccupa. Serve più attenzione alla conciliazione casa-lavoro soprattutto in presenza di handicap. Ci sono stati altri casi di permessi contestati”. Società e lavoratore si ritroveranno presto di nuovo in tribunale.

Anche il secondo allontanamento verrà impugnato e nel frattempo Brugola, che sforna 9 milioni di pezzi al giorno, fa sapere “di aver fatto ricorso contro il reintegro di Guarino”, ma anche “di non voler entrare nel merito della vicenda”. Luca Colombo, direttore Risorse umane spiega che “in un’impresa leader globale ci sono diritti, ma anche doveri. Il nostro compito – dice – è andare avanti per 530 famiglie che dipendono dall’attività, 470 in Brianza e 70 nello stabilimento americano”.

“Non c’è nessun fatto personale – ribadisce il manager – ma diversi provvedimenti in momenti diversi per ragioni diverse: la prima organizzativa, la seconda per giusta causa. Per i dipendenti facciamo moltissimo. Qui c’è una comunità di valori, teniamo tutti all’azienda e ci impegniamo, chi dice il contrario forse non ha trovato la chiave giusta per inserirsi. Si sta talmente male in Brugola che negli ultimi 6-8 mesi abbiamo riassunto chi se ne era andato e ha chiesto di rientrare”.