
Flavio Bani, operaio di 49 anni, era precipitato da un tetto dall’altezza di tre metri. Imputati sotto accusa per "non avere assicurato la scala, sarebbe bastato un trabattello".
Tre condanne per la morte sul lavoro di Flavio Bani, operaio di 49 anni di Ghisalba nella Bergamasca, morto nel 2019 dopo essere caduto da tre metri di altezza mentre in cima a una scala stava posizionando una canna dell’acqua sul tetto di un edificio in costruzione nel cantiere dell’Istituto Auxologico a Meda. Il giudice del Tribunale di Monza Guglielmo Gussoni ha inflitto per concorso in omicidio colposo 1 anno e mezzo di reclusione a tre imputati (due hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena), mentre ha in parte assolto e in parte ritenuto prescritta l’accusa nei confronti di un quarto imputato. I condannati, in solido con le rispettive società chiamate come responsabili civili, dovranno pagare un risarcimento dei danni alla moglie 55enne dell’operaio e ai due figli della coppia, un ragazzo 26enne e la sorella 18enne, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 150mila euro ciascuno. L’infortunio era avvenuto il 26 febbraio del 2019. Flavio Bani, dipendente di un’azienda del Milanese, era morto all’ospedale Niguarda di Milano dove era stato trasportato con l’elisoccorso per le gravi ferite riportate alla testa.
Secondo il capo di imputazione della Procura di Monza, a essere responsabili della morte erano il dirigente tecnico del cantiere appartenente alla società affidataria dei lavori, che aveva subappaltato alcuni interventi a un’altra impresa edile, che a sua volta aveva subappaltato ancora alla srl di cui l’operaio era dipendente. Per questi subappalti erano imputati il titolare e l’amministratore unico delle due società. Sotto accusa imperizia e negligenza, oltre che la violazione della normativa per la prevenzione degli infortuni sul lavoro per "non avere adeguatamente assicurato o trattenuto la scala utilizzata dal lavoratore, non adottando tutte le precauzioni necessarie per garantirne la stabilità". E anche di "non avere attuato quanto previsto nel Piano di sicurezza e coordinamento in materia di rischio di caduta dall’alto" che avrebbe imposto "l’utilizzo di un trabattello". "Spesso nei cantieri si evita di perdere 10 minuti per preparare una struttura sicura per fare un lavoro di 30 secondi e questa cosa banale è la causa di infortuni anche mortali come questo", era stata la triste considerazione venuta da un ingegnere consulente tecnico sentito al processo.