BARBARA CALDEROLA
Cronaca

La Candy si ferma, è la fine di un’epoca: saltano altri 100 posti e poi addio per sempre alle lavatrici

La decisione choc del gruppo cinese Haier: uscite volontarie entro giugno, quando cesserà la produzione. La proprietà promette: “Tuteleremo i lavoratori e le loro famiglie”

Nello stabilimento Candy di Brugherio lavorano 1.100 persone, tra cui 170 operai

Nello stabilimento Candy di Brugherio lavorano 1.100 persone, tra cui 170 operai

Brugherio (Monza e Brianza), 21 gennaio 2025 – Il tempo di fare il punto sull’ultimo licenziamento collettivo chiuso al 31 dicembre, che se ne sono visti recapitare un altro: 100 posti da tagliare, oltre ai 113 dell’anno scorso che non hanno raggiunto la capienza. Se ne andranno volontariamente 74 impiegati su 83 e 19 operai su 30. La nuova sforbiciata precede la chiusura della produzione a Brugherio, niente più lavatrici made in Brianza, è questa la bomba sganciata ieri da Haier, il gruppo cinese proprietario dell’azienda dal 2018, che in cambio ha promesso una riconversione. Spiegherà quale fra nove giorni, nel prossimo incontro già convocato con Fim e Fiom. I metalmeccanici hanno bocciato la decisione, ma aspettano un chiarimento sul futuro prima di decidere il da farsi. Gli asiatici, primi produttori al mondo di elettrodomestici, parlano di “trasformazione”. Nata dalla necessità di “razionalizzare la propria presenza manifatturiera in Europa”.  

Le lavatrici Candy sono state per decenni, dagli anni del Boom economico in avanti, un desiderio avverato per milioni di casalinghe
Le lavatrici Candy sono state per decenni, dagli anni del Boom economico in avanti, un desiderio avverato per milioni di casalinghe

Contesto geopolitico

Il piano ha come obiettivo "il consolidamento delle capacità produttive in pochi siti strategici di grandi dimensioni e una revisione approfondita dei costi e dei processi, per migliorare l’efficienza operativa e continuare a investire in innovazione e leadership di prodotto e brand”. Una risposta “al delicato contesto del settore a livello europeo. L’ultimo triennio ha registrato una forte contrazione della domanda accompagnata da una progressiva erosione dei margini”, ancora i manager. Una situazione “aggravata dalle tensioni geopolitiche e dalle pressioni inflazionistiche, che hanno inciso negativamente sulla fiducia dei consumatori, rendendo necessaria l’adozione di misure strutturali”. “Ma la nostra priorità – conclude Haier – è tutelare le persone che hanno contribuito alla crescita aziendale, le loro famiglie e il tessuto sociale gestendo il cambiamento con trasparenza e attenzione massime”.

Una storia cominciata nel 1961

Candy adesso si prepara a cambiare pelle un’altra volta. Addio lavatrici, dallo storico stabilimento di Brugherio, aperto nel 1961, non ne usciranno più. I lavoratori tremano pensando al futuro e per esorcizzare la paura si aggrappano ai fasti delle origini. All’intuizione di Enzo Fumagalli sulle potenzialità della lavabiancheria che ha visto per la prima volta in America, dopo la guerra e i campi di prigionia. Spedisce i primi schizzi a papà Eden, fondatore di una piccola officina sulle rive del Lambro che si chiama come lui. Nasce così nel 1945 la prima macchina, la mitica 50. L’azienda verrà ribattezzata nel 1946 con i brevetti per la lavastoviglie. La scelta è quella di un nome esotico mutuato da un motivetto in voga Oltreoceano. A guidare lo sviluppo ci saranno anche i fratelli di Enzo: Niso e Peppino e poi i suoi figli, Aldo e Beppe.

Gli anni del Boom

Una lunga marcia sempre con la rotta impostata sulla crescita dagli anni ’60 fino agli anni ’80 con nuovi stabilimenti e acquisizioni di marchi. Ma anche un profondo impatto sulle famiglie che volevano lasciarsi alle spalle la distruzione e correre verso l’avvenire. Alla fine degli anni Novanta il Gruppo contava 2mila operai nei siti italiani, tutti in Lombardia, concentrati in una manciata di chilometri: la Zerowatt di Alzano Lombardo (Bergamo), la Gasfire di Erba (Lecco), la Donora di Cortenuova (Bergamo), la Bessel di Santa Maria Hoè (Lecco) oltre a Brugherio, dove al momento del passaggio ad Haier c’erano 500 tute blu e quasi altrettanti colletti bianchi. E mentre dismetteva in Italia, Candy non smetteva di aprire nell’Est Europeo e di fare shopping nel mondo: dalla russa Vyatka alla turca Süsler per finire con la cinese Jinling. Una crescita che ha segnato il passo dal 2008, fino all’addio dieci anni dopo.