BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Candy e l’incubo dei tagli: "Servono investimenti"

Assemblee in corso per verificare le 113 uscite volontarie dichiarate dal Gruppo. Ma i sindacati sono preoccupati per la crisi strutturale degli elettrodomestici.

Per la prima volta gli esuberi hanno riguardato anche gli impiegati

Per la prima volta gli esuberi hanno riguardato anche gli impiegati

Se la vertenza Beko fa tremare la Lombardia, la Brianza teme di seguirne l’esempio. Ieri, in Candy le assemblee dei sindacati per la verifica sulle uscite volontarie dei 113 esuberi dichiarati nel 2024 dai cinesi di Haier, che controllano il marchio. Tagli che per la prima volta nella storia dell’azienda coinvolgono anche gli impiegati, 83 (finora se ne sono andati in 67, in tutto sono in 900), mentre le tute blu in uscita sono 30 (19 effettive per adesso su 270), totale 113. "Servono investimenti - dice Francesca Melagrana della Fim-Cisl Brianza -. Sappiamo che il sito non potrà tornare a essere quello di 30 anni fa, ma siamo pronti ad affrontare le sfide del futuro". "Fra gli operai aumenta la preoccupazione - aggiunge Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom-Cgil provinciale -. I dipendenti sono sulla cinquantina, un’età difficile: non più giovani, ma lontani dalla pensione". La crisi è nell’aria, "il Gruppo ha ribadito performance negative" e si teme che la picchiata nelle vendite dell’elettrodomestico "possa avere conseguenze pesanti anche qui". "Serve un piano industriale - sottolineano i metalmeccanici - che definisca le prospettive". Per il sito di Brugherio dove dal 1961 Candy produce lavatrici l’ora della verità scatterà con il nuovo anno.

Archiviata nel 2018 l’esperienza della famiglia Fumagalli, la prima a portare dagli Stati Uniti in Italia le lavabiancheria, il confronto è ora con la multinazionale asiatica che ha acquistato tutti gli stabilimenti, in Italia e all’estero, per 475 milioni. Haier ha portato a Brugherio e Vimercate la sede europea del gruppo, ma la produzione di lavatrici, l’attività industriale dello storico sito produttivo affacciato sull’A4, ristagna da ben prima del passaggio di proprietà. L’ultima sforbiciata al personale è ancora in corso, un esodo incentivato, ma pur sempre una dieta, che non ferma una tendenza consolidata. Una cura dimagrante che per la prima volta ha contemplato anche la parte amministrativa e gestionale, l’unica a crescere dopo l’arrivo dei cinesi. Durante l’estate, Candy ha presentato il restyling del marchio e una nuova linea di prodotti, che punta molto sull’immagine di italianità. Ma per le sigle la prospettiva è tutt’altro che chiara: "Siamo molto preoccupati. Qui, l’acquisizione non si è mai concretizzata in un rilancio".