MONICA GUZZI
Cronaca

Monza, i cantieri della mobilità: autostrada Pedemontana, metrò e cura del ferro per far correre la Brianza

Il rapporto del Centro Studi Pim e le proposte sviluppate nello studio 2050 di Assolombarda. Oltre alle grandi opere, si guarda all’ambiente: car sharing, monopattini, auto elettriche e bici

Metropolitana

Monza –  I progetti ci sono, ma la realtà resta a tinte fosche: quando tutti saranno rientrati dalle vacanze, i brianzoli si ritroveranno incolonnati per andare al lavoro o per portare i figli a scuola, mentre i furgoncini che trasportano le merci da un capo all’altro della Brianza continueranno a viaggiare a passo di lumaca, con contraccolpi sul sistema economico. E intanto tutti ricominceranno a respirare smog.

Quello della mobilità resta infatti uno dei nodi principali da sciogliere in una delle aree più competitive d’Europa. Lo sanno bene gli imprenditori di Assolombarda, che hanno commissionato un’analisi approfondita al Centro Studi Pim all’interno del rapporto “Monza e Brianza 2050“, una ricerca sui diversi settori strategici allo scopo di orientare e iniziare a progettare il futuro della provincia nei prossimi trent’anni.

Il quadro è complesso e fotografa ancora una volta la preferenza dei brianzoli - spesso una scelta obbligata - per i mezzi privati negli spostamenti. Il 65% degli spostamenti in entrata e uscita è con l’auto o la moto, una percentuale che scende al 55% nel caso di spostamenti interni alla provincia. Solo il 14% prende il treno per entrare o uscire dalla Brianza, ma c’è un dato significativo e nuovo: il 32% degli spostamenti interni avviene con mezzi sostenibili (bici, monopattini, mezzi elettrici). Il quadro non cambia molto per il trasporto merci, con il 63% effettuato da veicoli sotto le 3,5 tonnellate.

Mancano le infrastrutture per il trasporto su ferro e mancano le strade. L’analisi del Pim punta sui progetti da portare a termine: "Il prolungamento della linea 5 della metropolitana per il collegamento radiale con Milano e le due metrotranvie, Milano-Desio-Seregno e Milano-Limbiate, che potrebbero fare da spalla alle due superstrade che collegano la Brianza a Milano", spiega Maria Evelina Sacchi, ingegnere che ha curato questo aspetto dello studio del Pim. Senza dimenticare il tema dei collegamenti trasversali, ancora più carenti. "Pedemontana è un’opera importante per valorizzare il potenziale policentrismo della Brianza senza gravitare solo su Milano e mettendo in rete le imprese del territorio", continua Sacchi.

Il rapporto di Assolombarda “Monza e Brianza 2050“ è chiaro: "Occorre che venga data fattiva attuazione a queste progettualità, già da tanto in campo, ma ad oggi, in molti casi, ancora disattese".

Le priorità sono chiare: "Il completamento del sistema viabilistico pedemontano per le relazioni est-ovest, per il quale sono in corso approfondimenti finalizzati a definire l’assetto della tratta terminale; il potenziamento della linea ferroviaria Milano-Monza-Chiasso, per inserire efficacemente la Brianza sulla direttrice transeuropea passeggeri e merci Reno-Alpi; l’incremento dell’offerta di trasporto pubblico di forza, così da attrarre nuova utenza proprio sulle più trafficate direttrici di penetrazione verso l’area milanese, sottraendola ai viaggi in auto".

Ma per rendere più attrattivo il trasporto pubblico non bastano i binari, occorre puntare sulla "valorizzazione dei nodi di interscambio rappresentati dalle stazioni ferroviarie" e, in futuro, dalle fermate/capolinea delle linee metropolitane.

La proposta punta su direttrici radiali (da e verso Milano) e connessioni trasversali interne alla Brianza, con un mix di ferro e gomma, ma anche su "prove di innovazione relative a forme di mobilità alternativa".

Le risposte sono già contenute nel rapporto: "Implementazione dei servizi di sharing (car, scooter, bike, monopattini), realizzazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici e della rete per la ciclabilità, collaborazione tra imprese e amministrazioni pubbliche del territorio in tema di mobility management per gli spostamenti casa-lavoro".

Un tema che, a differenza dei progetti a medio e lungo termine riguardanti le grandi opere come metropolitane e Pedemontana, può essere affrontato subito, suggerisce Maria Evelina Sacchi. "La maggior parte degli spostamenti è tra casa e lavoro. Intervenire su una migliore gestione di questi spostamenti attraverso un coordinamento dei mobility manager potrebbe portare a risultati immediati, affiancando e integrando il trasporto pubblico, che non è ancora così capillare, e valorizzando i nodi di interscambio del trasporto pubblico con diversi attori, auto sharing e bici".