L’Associazione ornicoltori monzesi, affiliata alla Federazione ornitologica italiana, raccoglie in Brianza oltre 300 soci, una sede aperta ogni giovedì sera in via Cesare Aguilhon 5 a Monza e almeno due rassegne provinciali all’anno. Quella principale è la mostra ornitologica organizzata ogni ottobre alla palestra polisportiva di Bellusco, in collaborazione con l’Associazione ornicoltori comense, che fa da grande vetrina annuale agli uccelli allevati dagli ornicoltori brianzoli. Un’altra invece minore, ma comunque importante, è la mostra Pre-cove, in corso in questi giorni a Lissone nella palestra del centro parrocchiale di via Nobel, un concorso interno all’associazione con la possibilità di liberi scambi tra gli iscritti. "Sono appuntamenti nei quali abbiamo riscontro del lavoro che facciamo – commenta il presidente dell’Associazione ornicoltori monzesi, Enrico Oberti –. A giudicare gli uccelli qui in mostra sono giudici della Foi che assegnano un punteggio. Questo dà un orientamento nell’ottica della partecipazione a concorsi regionali, nazionali o internazionali. Girando tra le nostre postazioni si ha già un’idea del mondo dell’ornicoltura in Brianza e quindi anche in Italia". A dominare per numero sono i canarini, nelle loro diverse, tante specie e varietà. Rappresentano oggi circa il 60% degli uccelli allevati in Brianza.
Un tempo però erano molti di più. A prendere il largo da una ventina d’anni a questa parte sono soprattutto i pappagalli (che rappresentano un 30% del totale) e gli uccelli indigeni, che complessivamente (comprendendo organetti, diamanti, lucherini, cardellini) rappresentano il restante 10%. L’inversione di rotta è testimoniata dal direttivo stesso dell’associazione monzese, che ha visto lo scorso marzo l’elezione, per la prima volta, di un presidente allevatore di pappagalli, e non di canarini. "Sicuramente oggi è in corso questo cambiamento – chiarisce Oberti –, tra i nuovi associati molti sono di pappagalli o di indigeni. Oggi allevatissima è la cocorita ondulata di colore, di cui io stesso sono allevatore, possedendo circa 70 coppie di questa specie di pappagallo. Credo che a colpire dei pappagalli sia soprattutto la varietà dei colori e il fatto che siano animali che riescono a maturare un rapporto empatico con l’uomo. Non è un caso che negli ultimi anni pappagalli come gli ara o i cenerini stiano cominciando ad essere considerati Pet". "Dei canarini invece – prosegue –, di solito colpiscono la graziosità del canto e l’eleganza estetica. In ogni caso, ogni uccello è un mondo da scoprire e la nostra preoccupazione principale oggi è che stia calando il numero di iscritti e in generale di allevatori, soprattutto per uno scarso cambio generazionale".
Fino a qualche anno fa gli associati all’Aom erano più di 500. "Il calo a mio avviso deriva anche da un eccesso di burocrazia, regole e responsabilità che disincentivano le persone a portare avanti questa passione – commenta Dario Sironi, ex presidente (per tre mandati consecutivi) di Aom –. Negli ultimi anni la documentazione da presentare per ogni evento o partecipazione è aumentata ed è stata digitalizzata diventando più complessa per chi è anziano. E questo non aiuta". Nonostante le criticità del momento, nell’Aom continuano ad esserci allevatori di grande talento. Walter Viganò e Moreno Borotto hanno vinto diverse volte i mondiali in alcune categorie di canarini, mentre Davide Tornatore è salito sulle vette del mondo con i suoi pappagalli. Di fama nazionale è poi l’allevamento di pappagalli grandi, gufi reali, corvi imperiali e rapaci del socio Vico Battel, a Paderno Dugnano.
A.S.