Carcere senza testa. La direttrice è in malattia. Il sindacato invoca la nomina di un reggente

Organico ridotto sotto di una cinquantina di agenti costretti a turni massacranti. Solo una vicecommissaria e la ex dirigente Pitaniello a dare una mano.

Carcere senza testa. La direttrice è in malattia. Il sindacato invoca la nomina di un reggente

La casa circondariale di Monza ospita 730 detenuti nonostante una capienza prevista di 411 uomini

È uno dei carceri, anzi delle case circondariali, più grandi d’Italia, con una popolazione di 730 detenuti. Ha problemi di sovraffollamento ormai congeniti (la capienza dovrebbe essere di 411 detenuti), conosce spesso e volentieri criticità diffuse, rivolte, episodi di violenza e aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria, incendi, suicidi. Ha una sezione per detenuti psichiatrici molto impegnativa, visto che io medici a disposizione so pochi.

Eppure – denunciano i sindacati – dal mese di luglio non hanno più una direttrice in funzione.

La titolare, Cosima Buccoliero, molto apprezzata e con una pregressa esperienza in carceri modello come Bollate, ma anche al minorile Beccaria di Milano, è in malattia. E i sindacati denunciano la necessità di nominare un reggente.

"La scrivente Organizzazione Sindacale si rivolge a Codesto organo regionale per rappresentare la necessità, non più procrastinabile, di nominare un Direttore reggente presso l’Istituto in oggetto, nell’attesa del rientro di quello titolare, la cui assenza si protrae da diversi mesi". Questo l’inizio del comunicato diramato dalla Uilpa-Polizia Penitenziaria e dal suo presidente regionale Domenico Benemia. "Una realtà complessa come Monza – spiegano -, con una presenza di oltre 730 detenuti con capienza regolamentare di 411 posti, non può essere lasciata sulle spalle del solo Comandante del Reparto di Polizia Penitenziaria, tra l’altro unico funzionario presente, tenuto conto delle prerogative che la legge riserva alle due figure.

Vogliamo credere che l’Amministrazione sappia che un Istituto, come quello di Monza, non può andare avanti senza la costante presenza di un Direttore. Così come vogliamo credere che siano noti gli effetti di un simile sovraffollamento sui carichi di lavoro e sulle difficoltà ad approntare tutti i servizi e le attività istituzionali in una struttura che ha anche una sezione per psichiatrici e una per collaboratori. Al momento l’Istituto sta andando avanti grazie allo spirito di sacrificio dei propri uomini e donne che, nonostante i numeri di cui sopra e l’assenza di “chi firma”, riesce a tenere a galla il sistema, in un contesto in cui, peraltro, l’emergenza del momento sta affliggendo anche la struttura brianzola, gli eventi critici violenti si susseguono con maggiore frequenza e il personale si assottiglia sempre di più".

In più, il personale è non solo risicato (283 in servizio su una pianta organica che dovrebbe essere di 301 agenti), ma deve fare i conti anche con i continui “prestiti” di agenti ad altre strutture (attualmente sono 25 i fuori sede), con la necessità di fare straordinari e “saltare” riposi programmati.

Eppure, fanno sapere con orgoglio, proprio ieri mattina grazie a una perquisizione nella cella di un detenuto, è stato scovato un telefono cellulare. Ovviamente proibito.

Di qui la richiesta almeno di sopperire all’assenza del direttore, che in questo momento è sostituito solo da una vicecommissaria, Emanuela Aniciello (il commissario si era trasferito a maggio al carcere di Opera).

E in via emergenziale a dare una mano è la precedente direttrice, Maria Pitaniello, di stanza in realtà a Busto Arsizio. Ma solo in via saltuaria.

E dunque, auspica la Uilpa, è necessaria "una nomina temporanea con una chiara indicazione di individuare sin da subito un percorso riorganizzativo utile ad alleggerire, quanto più possibile, i ritmi e lo stress del personale di Monza.

Dario Crippa