MARCO GALVANI
Cronaca

Carcere, una polveriera dimenticata

Paolo Piffer, operatore di una coop che lavora in via Sanquirico, dopo la maxi rissa tra detenuti: investire di più

di Marco Galvani

"Se in carcere ci sono risse tra detenuti, aggressioni contro gli agenti, suicidi e manifestazioni di disagio è colpa di un sistema fallimentare che non rieduca. In una struttura su cui non si investe in modo oculato ed efficiente non è pensabile rieducare". Dopo la maxi rissa tra oltre una decina di detenuti nella sezione 5 della casa circondariale di Monza, domenica scorsa, Paolo Piffer punta il dito contro "decenni di governi che hanno parlato di riforma, ma non è mai cambiato nulla". Lui il carcere lo conosce bene. Lavora per una cooperativa che porta avanti progetti di reinserimento sociale e lavoratori di detenuti ed ex detenuti. Li conosce in cella e li accompagna quando tornano liberi. Forse il Covid ha appesantito l’insofferenza oltre le sbarre bloccando molte attività all’interno dell’istituto di via Sanquirico, ma "non si devono nascondere le difficoltà antiche del carcere dietro all’emergenza sanitaria", chiarisce. In un luogo già "pieno di limiti, fatiche e contraddizioni", il virus "non ha stravolto un granché". Il vero problema, secondo Piffer, è la mancanza di una cultura alla rieducazione.

Perché "siamo in un Paese che sul tema non ha né cultura né competenza. Restituire alla società persone più incattivite di prima è eticamente scorretto ed economicamente sconveniente". E non è un problema di Monza. Anzi, con le risorse a disposizione si riescono ad avviare diverse attività, lavorative e di formazione, ma "coinvolgono poche decine di detenuti. Sono una goccia nel mare". "Se il carcere fosse un’azienda, fallirebbe domattina perché non raggiunge il suo obiettivo, cioè quello di rieducare". Qui "non si tratta di fare i buoni – continua –. La politica deve capire che investire nel carcere è il primo passo per una città più sicura". E "finiamola con gli antagonismi tra agenti e detenuti. Sono la stessa faccia della stessa medaglia". Che pagano anche gli effetti di una competenza divisa tra Comune, Regione e Ministero: "Il carcere è l’esempio del vizio italiano di scaricare la responsabilità su altri".