Monza, 14 dicembre 2019 - This is the end , cantavano i Doors. È la fine. Non c’è un altro lato da ascoltare. La storia del Carillon si chiude qui. Dopo 40 anni esatti, a fine mese la vetrina al civico 82 di via Cavallotti resterà buia e vuota. Troppo spietata la concorrenza della musica liquida e dei negozi online. E troppo alti gli affitti per riuscire a stare in piedi. Ci ha provato Massimo Colombo a resistere in quel "posto tutto mio" che a 22 anni era riuscito a ritagliarsi con l’aiuto della famiglia, ma "ormai non potevo più andare avanti, sono giorni che non dormo". Le sue parole suonano come un blues di Robert Johnson. Perché il Carillon non è un semplice negozio. È come il londinese Championship Vinyl che fa da colonna sonora al romanzo “Alta fedeltà“ di Nick Hornby, dove trovi "tutto per il serio collezionista di dischi". Lì dentro da allora tutto è rimasto volutamente lo stesso. Il numero civico, i mobili, la passione. Perché "i veri protagonisti devono essere i dischi".
Lì dentro c’è la storia. Compreso un 78 giri degli anni Trenta. E poi scatole e librerie piene di vinili, davanti appassionati arrivati da ovunque come fossero bambini davanti ai regali di Natale. Ci sono 33 e 45 giri, originali e ristampe. Ci sono anche i cd. Perché non tutte le etichette sono tornate a incidere anche su 45 giri. Ma di certo non ci trovi musica italiana a parte qualche vecchio Lp originale visto che la gente quando svuota cantine e soffitte porta scatoloni di dischi che altrimenti finirebbero in discarica. Qui dal 1979 la musica è una cosa seria: "È la forma d’arte più bella e completa al mondo perché ti tocca tutti i sensi". Per Massimo è uno stile di vita. Un disco lo devi guardare, toccare, odorare, ascoltare e assaporare. Mettere un disco sul piatto di un giradischi e abbassare la puntina è quasi un gesto reverenziale. Il graffio del diamante che va a leggere i solchi sul vinile diventa già musica. Quella che scarichi da internet è tutta un’altra cosa. Librerie infinite dove puoi sentire di tutto, ma alla fine ascolti poco o niente.
La differenza l’ha sempre fatta la passione. Il Carillon è un ritrovo dove parlare di musica, confrontarsi e consigliarsi nuovi generi e nuovi gruppi da portarsi a casa. Dove raccontarsi aneddoti e scambiarsi musica di qualità. Dove Massimo è il vero motore di ricerca, lui che conosce la storia degli album e i pettegolezzi tecnici degli artisti. Eppure finirà. Nonostante il Carillon sia un’istituzione anche oltre i confini. Soltanto qui non se ne sono accorti. E Massimo, figlio degli anni Settanta e cresciuto con la musica dei Sessanta, si prepara a riempire gli scatoloni. Con quei vinili che "ti entrano nelle ossa. E scavano un solco, profondo come una lacrima".