
Carlo Acutis e, a destra, la mostra che lo ricorda all'ospedale San Gerardo di Monza
Monza – Mentre Roma si prepara alla canonizzazione di Carlo Acutis, che avverrà domenica 27 aprile in piazza San Pietro, l’ospedale San Gerardo di Monza – dove il giovane visse i suoi ultimi giorni – sceglie di celebrarne la memoria con una mostra toccante e intensa, aperta al pubblico fino al 31 maggio.
Carlo Acutis è una figura profondamente amata, soprattutto dai giovani. Nato a Londra nel 1991 ma cresciuto a Milano, fin da piccolo dimostrò una spiritualità fuori dal comune. Appassionato di informatica, utilizzò il web per evangelizzare, creando siti dedicati all’Eucaristia e ai miracoli: “Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie”, è una tra le sue frasi più condivise.
Nel 2006, la sua vita fu stroncata da una leucemia fulminante. Ricoverato il 9 ottobre all’ospedale San Gerardo di Monza, trascorse lì i suoi ultimi tre giorni, morendo il 12 ottobre a soli 15 anni. In quelle ore, Carlo colpì medici e infermieri con la serenità con cui affrontò la malattia, offrendo le sue sofferenze “per il Papa e per la Chiesa”.
La mostra allestita presso l’Irccs San Gerardo dei Tintori vuole proprio partire da quell’esperienza per riflettere sul senso della sofferenza che vengono affrontata, come da Carlo, da chi vive ogni giorno questi spazi: i medici, gli operatori sanitari, tutto il personale, i pazienti, le famiglie, i caregiver.
Curata da Maddalena Mongera, con il supporto dell’associazione Don Giulio Farina e i contributi dell’ex sindaco di Cernusco sul Naviglio Giuseppe Colombo, l’esposizione raccoglie opere tratte dalla rassegna “La civiltà del crocifisso”. I crocifissi in mostra provengono da contesti ospedalieri, caritatevoli e artistici, con interpretazioni classiche e moderne che toccano il cuore di chi le osserva.
Un’opera spicca tra tutte: la Croce di Carlo, creata da Nicoletta Staibano come omaggio diretto al giovane beato. Una croce “nuova, moderna, non statica”, come la descrive l’artista, che rappresenta l’originalità di Carlo, la sua energia, il suo modo unico di guardare alla fede e alla vita: “Infatti non ha un braccio uguale all’altro perché Carlo ci insegna ad essere originali e non fotocopie”.

“L’ospedale – sottolinea Claudio Cogliati, presidente della Fondazione San Gerardo – è un luogo di relazione, cura e sacrificio. Il Crocifisso, nella storia dell’arte, è stato spesso il simbolo e la sintesi di tutto questo: testimonianza di un amore capace di empatia, dono totale di sé e condivisione del dolore. Carlo lo guardava così, e appena ricoverato disse ai suoi genitori che era pronto a offrire le proprie sofferenze".
In attesa della canonizzazione, la città di Monza custodisce il ricordo di un ragazzo che, dal letto di un ospedale, ha lasciato un’impronta incancellabile. E che oggi, nella Chiesa, continua a parlare al cuore di chi soffre, cura, accompagna.