Carnate (Monza Brianza), 11 gennaio 2023 - Chiedono il processo con il rito abbreviato e offrono 1.500 euro ciascuno di risarcimento alla parte civile i due trapper accusati di avere prima minacciato di morte perchè "nero" e poi rapinato un operaio nigeriano alla stazione ferroviaria di Carnate.
Oggi si sono presentati al Tribunale di Monza per l'udienza preliminare Jordan Jeffrey Baby, nome d'arte del 25enne residente a Bernareggio Jordan Tinti e Gianmarco Fagà, noto come Traffik, romano, 26 anni. Il primo è già finito nei guai per comportamenti aggressivi nei confronti delle Forze dell'ordine (saltava sul tetto di un'auto dei carabinieri per pubblicizzare una canzone) e le minacce social a Vittorio Brumotti, inviato di Striscia la notizia e il secondo è gravato da precedenti per rapina, resistenza a pubblico ufficiale, droga e violenza nei confronti dell'ex fidanzata. Ora devono rispondere di rapina in concorso aggravata dall’uso di armi e dalla discriminazione razziale e porto di oggetti atti ad offendere. Il nigeriano di 41 anni si è costituito parte civile.
"Vogliamo ammazzarti perché sei nero", avrebbero detto i due ragazzi, minacciandolo con i coltelli, all'operaio che lo scorso 10 agosto tornava a casa dopo una giornata di lavoro e si stava dirigendo verso il sottopasso pedonale spingendo la propria bicicletta. L’uomo, spaventato, temendo per la propria incolumità, ha abbandonato la bicicletta e il suo zaino ed è fuggito mentre vedeva i due malviventi che se ne appropriavano e si dirigevano verso i binari. Il nigeriano allora è tornato indietro chiedendo la restituzione del maltolto, ma la reazione sarebbe stata violenta: mentre uno di loro gettava la refurtiva tra i binari per poi avventarsi con il coltello sui copertoni della bici lacerandoli, l’altro lo filmava con il proprio cellulare.
All'uomo non è restato che rimanere a distanza finchè ha notato i suoi aggressori salire sul treno in transito in direzione di Monza. Ma prima è riuscito a scattare alcune fotografie poi risultate fondamentali per la loro successiva identificazione da parte dei carabinieri. Dal canto loro, gli imputati negano le accuse. Entrambi sono ancora detenuti in carcere e hanno chiesto di ottenere gli arresti domiciliari. Si torna in aula ad aprile per il processo abbreviato.