STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Casa delle fatture false: condannati il dominus del sistema e il braccio destro

Avrebbero nascosto al fisco oltre 17 milioni fingendo operazioni inesistenti. Un commercialista e un revisore dei conti, inizialmente considerati parte del meccanismo, sono stati assolti

L'indagine fu condotta dalla Guardia di finanza di Sesto San Giovanni

L'indagine fu condotta dalla Guardia di finanza di Sesto San Giovanni

Monza, 17 marzo 2025 – Cinque condannati dal Tribunale di Monza per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale milionaria, ma assolti invece un commercialista brianzolo e un revisore dei conti dell’hinterland milanese.

Condanne e assoluzioni

I giudici monzesi hanno inflitto 8 anni e 2 mesi di reclusione a Vincenzo Seidita, 61 anni, residente a Brugherio, ritenuto il dominus del sistema; 7 anni al braccio destro Marco Poma, 50enne residente nel Cremonese; 5 anni e 8 mesi alla compagna di Seidita, rappresentante legale del consorzio che gestiva le varie società; 2 anni alla 56enne che gestiva il personale e 1 anno e 4 mesi alla segretaria amministrativa 47enne. Assolti invece il commercialista di Seregno S.M., 57 anni e il revisore dei conti C.G., 60enne di Cologno Monzese.

Il sistema

Cinque anni fa la guardia di finanza di Sesto San Giovanni aveva disposto gli arresti per Seidita e Poma e i domiciliari per il commercialista di Seregno, accusati di aver creato un sistema, di cui facevano parte otto società e una ventina di persone, capace di frodare l’Iva e l’erario per oltre 17 milioni di euro attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Secondo l’accusa il gruppo criminale aveva creato un apposito consorzio di cooperative, con sede a Cologno Monzese, che forniva personale per numerose imprese per svariate attività. In realtà, i lavoratori, che risultavano dipendenti delle diverse cooperative, intestate a soggetti irreperibili e create appositamente per emettere fatture nei confronti del consorzio, erano gestiti senza versare le imposte dovute.

Per i finanzieri, che avevano anche sequestrato disponibilità finanziarie e immobili per un valore di oltre 4 milioni di euro, il sistema aveva permesso negli anni al consorzio di ottenere un consistente vantaggio fiscale grazie alle fatture fittizie ricevute che gli consentivano di indicare redditi irrisori nelle dichiarazioni annuali e di porsi sul mercato a prezzi altamente concorrenziali rispetto alle aziende in regola.

Le pene accessorie

Al termine del dibattimento, che ha in parte ridimensionato le accuse e i fatti contestati, il pm monzese Michele Trianni ha chiesto l’assoluzione per i professionisti, confermata dal collegio di giudici presieduto da Carlo Ottone De Marchi. I giudici però hanno interdetto Seidita, la sua compagna e Poma in perpetuo dai pubblici uffici e i due uomini in interdizione legale durante l’espiazione della pena.

A tutti i condannati è stata poi inflitta l’interdizione dagli uffici direttivi delle società giuridiche e delle imprese e l’impossibilità di contrattare con la pubblica amministrazione e interdetti dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria per la durata di 3 anni per i primi tre condannati alle pene più alte e di 1 anno per le due impiegate, che sono state anche interdette per 1 anno dai pubblici uffici.

Applicate infine le confische dei beni per complessivi 2 milioni e mezzo di euro, mentre sono stati annullati i sequestri eseguiti nel 2020 al commercialista e al revisore dei conti. Il commercialista brianzolo era difeso dagli avvocati Luca Ricci e Gabriele Minniti.

"È stato sottoposto agli arresti domiciliari per tre mesi e gli sono stati sequestrati immobili e conti correnti bancari, bloccando l’attività del suo studio, che aveva diversi dipendenti - hanno commentato i legali - È stato poi rinviato a giudizio per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e false fatturazioni, ma durante il lungo dibattimento, attraverso copiosa documentazione, una approfondita consulenza tecnica e numerose testimonianze, ha potuto dimostrare la sua estraneità ai fatti e l’assoluta correttezza del suo operato professionale".