CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Come si viveva in casa di riposo 60 anni fa? La storia di Villa Serena, prima Rsa della Lombardia

Costruita coi fondi dell’Ente comunale di assistenza di Monza, contava 560 letti per anziani. Tra corsie e giardini si faceva tutto: dalla cura al trattamento dei cronici, fino alla ludoterapia

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Le ospiti di Villa Serena, la prima residenza per anziani in Lombardia

MONZA – Giovedì Villa Serena ha compiuto 60 anni. La storica casa di riposo monzese fu la prima della Lombardia. “Villa Serena fu il primo esempio di casa di riposo di questo tipo in Lombardia e tra i pochi in Italia – racconta il presidente della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori, Claudio Cogliati – perché forniva assistenza globale per gli anziani”.

Nella stessa occasione, quel 14 novembre 1964 veniva posata anche la prima pietra del Nuovo ospedale San Gerardo di via Donizetti, proprio accanto. Villa Serena aveva un’organizzazione specializzata nei bisogni assistenziali e medici della terza età. Il primo direttore fu il medico monzese Elio Baldoni (1921-2014), titolare della cattedra di Geriatria e Gerontologia prima all’Università di Pavia e poi all’Università di Milano. Baldoni concepì in Villa Serena un modello innovativo di ricovero per pazienti anziani, incentrato sull’assistenza continuativa e sulla riabilitazione psico-motoria. L’Istituto Villa Serena si articolava in più sezioni: ospedale geriatrico specializzato in medicina geriatrica, reparto ospedaliero per lungodegenti, reparto ospedaliero per cronici, reparto per anziani autosufficienti.

In base alle condizioni del paziente, prospettava un percorso completo di cura, dalla gestione delle forme morbose acute, alla lungodegenza e al trattamento delle cronicità. L’obiettivo di questo ciclo di assistenza era, dove possibile, il reinserimento nella società e il ritorno in famiglia dell’anziano. Tuttavia, nel caso in cui la guarigione clinica non fosse raggiungibile o emergessero difficoltà socio-familiari, Villa Serena offriva la possibilità di ospitare il paziente in un reparto dedicato. Per questi ospiti permanenti erano previste anche attività complementari come la terapia occupazionale e la ludoterapia. Questo assetto organizzativo consentiva peraltro, in caso di necessità, il trasferimento interno e tempestivo dei pazienti colpiti da patologie acute, senza il bisogno di trasferimenti all’Ospedale San Gerardo, già gravato da carenza di posti letto.

La costruzione di Villa Serena fu finanziata dall’Ente Comunale di Assistenza di Monza (ECA) che affidò il progetto all’ingegnere Vittorio Bellini (1917-2014). La nuova struttura, in zona Cascina Valera, era composta da tre corpi distinti, collegati e integrati in un unico complesso: il corpo sud, di forma pentagonale e sviluppato su tre piani, ospitava gli anziani autosufficienti, il corpo centrale, di sei piani, uffici amministrativi, accettazione, teatro, cappella, biblioteca, sala riunioni, alloggi per il personale e, ai piani collegati con le ali adiacenti, i refettori comuni. Il corpo nord, di cinque piani, si estendeva in due lunghe ali (est e ovest) ed era riservato agli anziani che necessitavano di assistenza infermieristica. L’intero complesso si estendeva su una superficie di 24mila metri quadrati, di cui 3.500 occupati dai fabbricati, 12.200 sistemati a giardino e 8.300 adibiti a parcheggio e aree di servizio.

Oggi l’edificio, che ospita gli uffici amministrativi e di direzione, ha mantenuto in parte anche le attività sanitarie con una forte vocazione verso gli aspetti psicosociali. La palazzina accoglie infatti quotidianamente pazienti che necessitano delle prestazioni della Clinica odontoiatrica, della Psichiatria, compresi i ricoveri, dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Uonpia), della Psicologia clinica e della Medicina del lavoro. “Era doveroso rievocare il momento dell’inaugurazione di Villa Serena – sottolinea il presidente Claudio Cogliati – che ha rappresentato un esempio lungimirante di istituto di ricovero per anziani e cronici. Nello stesso giorno era stata posata anche la prima pietra di quella che oggi è la struttura che ospita l’Irccs, un’altra eccellenza”. “L’obiettivo è di tenere le due strutture integrate – gli fa eco il direttore generale Silvano Casazza – attuando il pensiero e la “mission“ di Gerardo dei Tintori”.