REDAZIONE MONZA BRIANZA

Caso Farfalle, Emanuela Maccarani torna alla guida della squadra di ginnastica ritmica

L’allenatrice era stata accusata di abusi psicologici da parte di due atlete. Secondo i giudici le offese sono state dettate dal “troppo affetto”: da qui un provvedimento di ammonizione e il successivo reintegro. Ma le polemiche non si fermano

Emanuela Maccarani durante un allenamento a porte aperte delle Farfalle a Desio (Archivio)

Desio (Monza e Brianza), 14 dicembre 2023 – L’allenatrice plurititolata di ginnastica ritmica, Emanuela Maccarani, 57 anni, è tornata a ricoprire il ruolo di direttrice tecnica nazionale della ginnastica ritmica. Lo si apprende da una nota della Federginnastica, in seguito al processo sorto dalle denunce di alcune atlete che avevano frequentato l’Accademia di Desio, dove l’allenatrice lavorava.

La decisione del tribunale federale

Secondo le accuse, l’allenatrice avrebbe rivolto alle atlete offese riguardanti il loro peso, giudicato eccessivo. Il Tribunale Federale Nazionale, il 29 settembre scorso, aveva emesso un provvedimento di “ammonizione” per Maccarani, poiché le espressioni sarebbero state offensive ma dette senza l’intenzione di vessare le atlete. Anzi, quegli insulti, per il tribunale federale, sarebbero stati frutto di “troppo affetto”. Per questo motivo, i giudici non avevano reputato le sue espressioni oltre il limite di correttezza e di rispetto e aveva scelto la via dell’ammonizione per Maccarani e l’assoluzione per la sua assistente, Olga Tishina, anch’essa sotto accusa.

Il ritorno in pedana

ll reintegro – che segue l’alleggerimento degli addebiti – è avvenuto oggi, durante il consiglio federale nel quale il presidente Gherardo Tecchi, dopo aver consultato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e informato il consiglio direttivo federale, ha informato della riassegnazione dello stesso ruolo a Maccarani, che tornerà ad lavorare nell’Accademia internazionale di Desio.

Le polemiche non si fermano

La decisione di riportare Maccarani al ruolo di direttore tecnico nazionale è stata fortemente contestata da alcuni componenti del consiglio federale che si è tenuto a Roma, perché c'è chi tra questi che avrebbe preferito che si aspettasse la fine dell'inchiesta penale portata avanti dalla Procura di Monza.