"Nei tre anni delle indagini la Ceraver ha venduto 800 protesi e costavano 50 euro in meno di quelle della concorrenza, quindi ha fatto risparmiare 40mila euro al Servizio sanitario nazionale. I chirurghi ortopedici preferivano le protesi Ceraver perché erano più veloci da impiantare". Non corruzione, ma convenienza e qualità, secondo la difesa degli imputati, nella scelta della fornitrice francese di apparecchiature per l’anca e il ginocchio ora al centro del processo, ripreso ieri al Tribunale di Monza, che vede imputati tre dirigenti della Ceraver, l’allora responsabile commerciale per la Lombardia Marco Camnasio e il chirurgo ortopedico Claudio Manzini (foto). Quest’ultimo è accusato di aver preso parte alla corruzione, ma nella fattispecie meno grave di “corruzione nell’esercizio di una funzione” relativamente all’uso delle protesi, mentre di aver agito per “atti contrari ai doveri d’ufficio” nel prestare sé e il suo staff per le visite negli ambulatori di medici compiacenti anche fuori dalla Lombardia.
Per questa vicenda hanno già patteggiato pene tra 2 anni e 8 mesi e 3 anni e 4 mesi gli allora chirurghi ortopedici del Policlinico di Monza Marco Valadè e Fabio Bestetti e l’ex responsabile commerciale della Ceraver Italia Denis Panìco. Nella prossima udienza a marzo saranno chiamati Bestetti e Valadè. Manzini non si sottoporrà a interrogatorio.
S.T.