Monza, 9 luglio 2022 - Obbligo di dimora a Cavenago Brianza dove vive e divieto di avvicinamento a meno di 300 metri, e con qualsiasi mezzo anche attraverso internet, a due ragazze che avrebbe violentato quando erano minorenni 7 e 6 anni fa, accuse venute fuori ora dopo che una delle vittime si è confidata con due amiche e loro l’hanno convinta a presentare la denuncia. L’ordinanza di misura cautelare firmata dal Tribunale di Monza è arrivata come un fulmine a ciel sereno a S.M., che ora ha 27 anni e che era scampato alla prima querela per violenza sessuale presentata nel 2015 e archiviata per mancanza di prove sull’effettivo dolo nel suo comportamento.
A presentarsi allora alla polizia era stata una 17enne brianzola, che aveva raccontato come l’allora ventenne l’avesse contattata per fare due chiacchiere sulle loro situazioni sentimentali e l’avesse portata in un solaio a Monza, che poi si era scoperto appartenere alla casa della nonna del giovane. Una soffitta con un divano e una teca con dentro un’iguana e con la presenza di attrezzi sportivi e da lavoro, dove la 17enne aveva raccontato di essere stata chiusa a chiave dal conoscente e aggredita sessualmente, semi spogliata e palpeggiata contro la sua volontà. Quando la giovane era riuscita a toglierselo da dosso, il giovane l’avrebbe lasciata libera di andarsene rimettendo la chiave nella porta della soffitta soltanto dietro la promessa di non fare parola con nessuno di quanto era successo. Due giorni dopo la 17enne era invece andata a fare denuncia, ma il fascicolo penale era stato poi archiviato su richiesta della Procura di Monza per difetto di prova sul dolo. Fino a quando, nell’aprile dell’anno scorso, un’altra ragazza, accompagnata da due amiche, si è presentata in Questura a Milano denunciando di essere stata violentata nel 2016, quando aveva 16 anni, dallo stesso giovane e in identiche circostanze.
Uguale l’indicazione del solaio a Monza, uguale il modo con cui la presunta vittima di violenza sessuale era stata invitata e poi costretta a subire, nel suo caso, un’aggressione che si era conclusa con un rapporto completo. La ragazza, costretta a ricorrere da allora a un sostegno psicologico, si era confidata con il fidanzato per giustificare i suoi attacchi di ansia e pianto negli approcci sessuali, ma non aveva mai avuto il coraggio di denunciare.
Fino a 5 anni dopo quando, parlando con le due amiche che le avevano riferito di non frequentare più la ex di S. e che i due si erano lasciati, ha trovato la forza di confidarsi e di raccontare l’abuso sessuale a cui lui l’avrebbe sottoposta. Le due amiche l’hanno convinta a presentare la querela. I poliziotti sono così risaliti anche all’altra denuncia analoga già archiviata e le hanno messe insieme, proseguendo le indagini che ora hanno portato il gip monzese Gianluca Tenchio a emettere un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 27enne, che ora non potrà lasciare la città di residenza né avvicinarsi o contattare le presunte vittime. Le ragazze, che neanche si conoscono tra loro, verranno sentite in incidente probatorio per consolidare la loro ricostruzione delle accuse mosse a S.M., che invece si protesta innocente. Nell’ordinanza cautelare emergono i racconti di altre ragazze: una che aveva ricevuto lo stesso invito ma non aveva accettato perché non le era piaciuto il tono con cui aveva portato avanti la chat con lei, altre due minorenni che erano rimaste incinte (una di loro a soli 14 anni è ricorsa all’interruzione della gravidanza) sostenendo che S. diceva di essere sterile e che quindi con lui si poteva fare sesso senza preoccupazioni.