SONIA RONCONI
Cronaca

Chi è l’artigiano di Cesano Maderno massacrato con una mazza d’acciaio: il lavoro in falegnameria, mai una denuncia e l’amore per la famiglia

Il suo laboratorio è a Muggiò, dal quale tornava come d'abitudine martedì alle 10 di sera. A casa l’aspettava la moglie. L’aggressore, 16 anni, è finito al Beccaria accusato di tentato omicidio. Interrogato dagli inquirenti si è dimostrato confuso: “Non so perché l’ho fatto”

Il box dove l'artigiano sessantenne è stato colpito in testa con una mazza da baseball

Il box dove l'artigiano sessantenne è stato colpito in testa con una mazza da baseball

Cesano Maderno (Monza e Brianza), 26 settembre 2024 – Una vita irreprensibile, senza alcuna macchia, nessun precedente. Nessun problema legato alla sua vita imprenditoriale, che potessero essere debiti contratti, prestiti, richieste estorsive... Nemmeno lo scenario, preso in considerazione nell’immediatezza dei fatti, della rapina finita male. Non c’è niente di tutto questo come “motivazione”, se mai ce n’è può essere una, a spiegare l’aggressione subita martedì, 24 settembre, intorno alle dieci di sera dall’imprenditore sessantenne in via Friuli a Cesano Maderno, colpito più volte alla testa con una mazza d’acciaio nel box condominiale.

Il sessantenne, di professione falegname, lavorava a Muggiò dove aveva il suo laboratorio. Una vita tranquilla, con la sua famiglia, in una zona altrettanto tranquilla, anche se isolata, a ridosso del Parco delle Groane e vicino alla Tenenza dei carabinieri. Sulla strada che porta alla vicina Seveso. Nulla e nessuno, insomma, avrebbe mai potuto immaginare una brutale e assurda aggressione come questa. Colpi sferrati all’improvviso, con violenza, usando una mazza da baseball. Con l’obiettivo forse di uccidere. Comunque di massacrarlo. L’artigiano preso alla sprovvista senza nemmeno potersi rendere conto di chi aveva di fronte, un secondo dopo aver lasciato la macchina appena acquistata nel box. Lasciato a terra in gravissime condizioni in una pozza di sangue. 

Le palazzine di via Friuli a Cesano Maderno
Le palazzine di via Friuli a Cesano Maderno

Le reazione nel quartiere

L’artigiano vive con la moglie in una delle sei palazzine costruite al civico 9 di via Friuli da quattro anni. I due figli, già grandi, in un’altra zona della città. Famiglie che alla fine si conoscono un po’ tutte. Le reazioni dei residenti della via, anche di chi non lo conosceva, sono ora dettate dallo choc e dal dolore. Nessuno alle dieci di sera si è accorto di qualcosa né ha sentito nulla. “Assurdo quel che gli è capitato – racconta una donna –. Preso di mira in modo del tutto casuale, mentre rientrava a casa dopo il lavoro. Tutti andiamo e veniamo dai garage. Quel che gli è successo poteva succedere a ognuno di noi, e finire in prognosi riservata con la testa fracassata in ospedale”.

Ma a gelare ancora di più il sangue di chi abita nelle palazzine c’è un ulteriore aspetto: il 16enne fermato oggi e ritenuto l’autore dell’aggressione – a inchiodarlo oltre alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, gli abiti sporchi di sangue trovati a casa – abita con la famiglia proprio in una delle palazzine dello stesso complesso del sessantenne massacrato. Intanto, questo pomeriggio l’uomo è stato estubato dai medici del San Gerardo di Monza che lo stanno curando nel reparto di Terapia Intensiva. Respira autonomamente, ma rimane in prognosi riservata. Un segno di speranza per i figli. E per la moglie, che martedì lo aspettava a casa alle dieci di sera come d’abitudine, e all’improvviso si è trovata catapultata in un incubo.

L’interrogatorio

Questo pomeriggio il sedicenne è stato portato al carcere minorile “Beccaria” di Milano con l’accusa di tentato omicidio. Ai carabinieri ha raccontato di non sapersi spiegare il perché di quel gesto folle. “Non so perché l’ho fatto”, ha detto, mostrandosi molto confuso e manifestando una chiara difficoltà a esprimersi seppure, come confermato dalla stessa Procura, non vi siano documenti che accertino sue difficoltà di natura psicologica. Le indagini sono ancora in corso e il ragazzino verrà certamente risentito, così come i suoi familiari, dagli inquirenti. “Scavare a fondo” è quanto i magistrati hanno detto di voler fare, per dare una spiegazione, se mai si riuscirà a trovarne una.