Cesano Maderno (Monza) – Un’aggressione feroce senza un perché. Un perché che gli inquirenti del comando provinciale di Monza, coordinati dalla Procura dei minori, stanno cercando. Ma che semplicemente potrebbe non esistere, se non nella mente di chi ha messo in atto quella violenza. Nessun rimprovero, nessun litigio, nessuno screzio o precedente specifico. Pura casualità. Con l’imprenditore 60enne quasi “estratto a sorte", tra tutti coloro che potevano finire a tiro del ragazzo e della sua mazza da baseball.
È lo scenario che si sta delineando, con il passare delle ore, anche se inevitabilmente non ancora certo, sull’incredibile aggressione di martedì sera a Cesano. Con il 16enne italiano che, dopo aver parcheggiato la sua microcar nel garage del condominio di via Friuli 9, ha incrociato C.B. e lo ha colpito ripetutamente alla testa con la mazza in alluminio, lasciandolo a terra in una pozza di sangue e mandandolo all’ospedale.
La convalida del fermo per il minore - dopo l’arresto operato in maniera tempestiva dai carabinieri della compagnia di Desio - dovrebbe arrivare oggi, insieme all’interrogatorio di garanzia. Si attendono nei prossimi giorni gli esiti ufficiali degli esami tossicologici: a casa del ragazzo sono state trovate alcune tracce di marijuana, ma non è escluso neppure l’effetto di cocaina, di cui avrebbe fatto uso in passato, al momento del “corto circuito". Durante la perquisizione, nell’appartamento in cui vive con i genitori nello stesso stabile, sono stati trovati gli abiti che indossava martedì sera, intrisi del sangue della vittima.
Il giovane frequenta la terza in un istituto superiore. La mazza da baseball sarebbe stata a sua disposizione perché in passato avrebbe provato questo sport, in una società della zona. I genitori, descritti come assolutamente per bene, si sarebbero accorti, e occupati, di un certo, evidente, disagio psichico del figlio, che però non risulterebbe in cura o in carico a particolari servizi di assistenza. Nessuno si sarebbe potuto immaginare che le difficoltà potessero sfociare in un fatto simile, che lo ha portato in un istituto penale minorile, con l’accusa di tentato omicidio.
Appena possibile, gli inquirenti ascolteranno anche la versione della vittima. I due si conoscevano, a quanto pare, solo di vista, come vicini di casa. “A noi non sembrava avere chissà quali problemi psichici – raccontano due persone che vivono e lavorano nei paraggi – passava con la sua macchinetta, a volte con lo zaino, a volte salutava. È incredibile pensare a quello che ha fatto, avremmo pensato magari a un tossico, visto che qui sopra alla Snia ne girano parecchi, ma un 16enne no”.
“I genitori sono brave persone – dice un altro vicino – comunque i box interrati sono sempre un pericolo, in passato avevamo chiesto le telecamere, per sicurezza, anche contro qualche furto che c’era stato. Invece le hanno messe solo nel locale pattumiera, per controllare chi butta male i rifiuti...”.