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In Tribunale il caso di tre promotori finanziari finiti sotto l’ombrello di Michele e Pasquale Oppedisano
"Se non ci restituite i soldi, faremo passare un brutto Natale alle vostre famiglie". Se l’erano sentiti dire nel 2018 tre promotori finanziari da uno degli uomini di un commercialista calabrese, ritenuto vicino alla ‘ndrangheta, con tanto di uffici nel palazzo del Cinquecento in piazza Duomo a Milano, con ingresso separato rispetto a quello della residenza ufficiale dell’arcivescovo Mario Delpini.
La loro ‘colpa’ era quella di avere partecipato ad un’operazione sospetta di giroconto di 250mila euro che poi il commercialista sosteneva fossero spariti. Per uscire da questo guaio i tre si erano rivolti alla “protezione-estorsione“ di Michele e Pasquale Oppedisano, padre e figlio, il primo già condannato nel processo Infinito perché a capo della Locale di ‘ndrangheta di Erba, ora imputati insieme ad altri 4 in un processo che si tiene al Tribunale di Monza perché la base operativa della presunta rete mafiosa del Comasco è ritenuto il supermercato Paper market (in foto) con sede a Correzzana.
L’inchiesta della Procura della Direzione distrettuale antimafia di Milano si è conclusa con gli arresti nel 2021. Le accuse sono a vario titolo associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita, nonché bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.
Al dibattimento, dove si è costituita parte civile WikiMafia, la prima e più grande enciclopedia sulle mafie e il movimento antimafia, fondata a Milano nel 2012, ieri le pm milanesi Paola Biondolillo e Sara Ombra hanno sentito uno dei promotori finanziari, che non si sono costituiti parti civili. "Dopo la minaccia ricevuta, io e i miei due colleghi, che nulla sapevamo di quei soldi, siamo tornati a casa impauriti – questo il racconto in aula – Uno di noi in seguito è stato chiamato ancora in ufficio dove gli è stata puntata una pistola al collo. A me sono arrivate telefonate di minaccia e mi citofonavano a casa di notte. Abbiamo capito che non avevamo a che fare con dei chierichetti e ci siamo rivolti ad un pregiudicato che ci ha sconsigliato di pagare altrimenti non avrebbero mai smesso di chiedere denaro e ci ha presentato Mimmo La Rocca (già condannato con il rito abbreviato a Milano) che, a suo dire, parlava la stessa lingua criminale di quegli altri e non aveva paura di intervenire".
Domenico La Rocca accompagna il promotore finanziario proprio al Paper market a Correzzana. "Ci presentò Pasquale Oppedisano e ci chiese 20mila euro per sistemare le cose – continua il racconto – Ci siamo incontrati con il commercialista noi insieme a Michele e Pasquale Oppedisano e Mimmo La Rocca nel ristorante della moglie dell’ex calciatore di Juventus, Lazio e Genoa Giuseppe Sculli, c’era anche lui seduto con noi per sistemare la faccenda. Da allora non abbiamo più sentito nessuno".
Ma avrebbero finito per passare dalla padella alla brace. Secondo il gip di Milano gli Oppedisano "a titolo di retribuzione per la protezione non avevano preteso il pagamento di una percentuale fissa mensile, bensì una collaborazione negli affari con relativa compartecipazione agli utili". "Per fortuna poi c’è stato il Covid e si è interrotto tutto", ha concluso il promotore finanziario.