REDAZIONE MONZA BRIANZA

Chiesto il processo per l’imprenditore con la mazzetta facile

Chiesto il processo per l’imprenditore con la mazzetta facile

Chiesto dalla Procura di Monza il rinvio a giudizio per l’inchiesta sui presunti lavori pubblici in Brianza ottenuti grazie a pubblici ufficiali corrotti con mazzette, regali e buoni benzina che vede al centro l’imprenditore di Giussano Francesco Tallarita. Il 50enne è chiamato a presentarsi a luglio all’udienza preliminare insieme ad altri 13 imputati (oltre a tre società facenti capo all’imprenditore imputate in qualità di soggetti giuridici). Ventitré le imputazioni a vario titolo contestate per corruzione, turbativa d’asta, falso e reati fiscali. Nelle indagini della Guardia di Finanza di Seregno, oltre a Francesco Tallarita a maggio erano finiti agli arresti domiciliari (misure cautelari nel frattempo revocate e decadute) quattro dipendenti pubblici della Provincia di Monza e dei Comuni di Biassono, Desio e Pessano con Bornago, mentre altri 7 erano stati indagati a piede libero, tra cui anche la moglie di Tallarita, altri funzionari del Comune di Biassono e della Provincia e un dipendente di Brianzacque in qualità di responsabile unico per l’affidamento del servizio di manutenzione del verde sulle aree dei loro impianti.

Alla firma della conclusione delle indagini il pm monzese Carlo Cinque ha aggiunto altre imputazioni per l’imprenditore. Una nuova accusa di istigazione alla corruzione per avere provato a corrompere pochi giorni prima del Natale 2019 anche il responsabile del servizio gestione del verde del Comune di Monza con una confezione regalo contenente una bottiglia di vino e mille euro in contanti, che però gli era stata subito restituita dal funzionario pubblico. Tallarita è anche accusato di avere corrotto nel marzo 2021 l’allora presidente dell’Associazione professionisti sicurezza ambiente, versandogli 150 euro per ogni falso attestato di frequenza a corsi di formazione che un dipendente di Tallarita avrebbe dovuto regolarmente frequentare ma non aveva potuto farlo perché vittima di un infortunio sul lavoro.

Infine Tallarita è anche accusato, con il gestore di una stazione di rifornimento di carburante, di avere escogitato uno stratagemma per procurarsi i contanti per ‘oliare’ i funzionari pubblici: usava la carta carburante come mezzo di pagamento di rifornimenti in realtà mai eseguiti e si faceva, secondo l’accusa, restituire il denaro in pari importi, facendosi anche rilasciare fatture a proprio nome per gli acquisti, che poi avrebbe pure dedotto a livello fiscale. Accuse negate dall’imprenditore.

S.T.