
Sei anni e 8 mesi per l’uomo accusato di tentato omicidio, quasi 5 nei confronti dei complici. Lo scorso giugno l’aggressione ai danni di un ecuadoriano vicino ai giardini pubblici del Nei.
"Ho degli ordini, ti devo ammazzare. Devi essere eliminato perché conosci degli infami". E giù le coltellate. La prima allo stomaco, poi una bottigliata in testa tanto violenta da sfondare il vetro e far perdere i sensi alla vittima. Poi le altre coltellate, 12 in tutto, tutte sferrate in parti vitali. Un bagno di sangue e l’ombra dei Latin King. Per questa aggressione, commessa nel giugno scorso nei pressi dei giardini pubblici del Nei, in via Enrico da Monza, ai danni di un coetaneo connazionale, la Procura di Monza ha chiesto nel processo con il rito abbreviato davanti alla gup del tribunale di Monza Francesca Bianchetti la condanna per tentato omicidio a 6 anni e 8 mesi di reclusione per P.H.B.S., ecuadoriano del 2001 residente in provincia di Varese, ritenuto l’esecutore materiale e anche recidivo e la condanna a 4 anni e 10 mesi di reclusione ciascuno per D.C.D.M., ecuadoriano del 2003 residente a Concorezzo, ritenuto coautore per aver fornito il coltello, e Q.O.B.F., ecuadoriano del 1996 residente a Monza, ma domiciliato a Varese, che avrebbe fatto da palo. I tre erano stati arrestati un mese dopo dagli uomini della Squadra mobile della Questura di Monza e Brianza. Ora si trovano agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. La vicenda è stata ricostruita attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere della zona e le dichiarazioni dei testimoni. Dalle indagini pare che il movente del tentato omicidio sarebbe la conoscenza da parte della vittima di un altro giovane appartenente a una gang rivale dei Latin King e uno di loro potrebbe aver chiesto ai tre ecuadoriani protagonisti di sottoporre la vittima al pestaggio punitivo. Una ricostruzione ora contestata dalla difesa degli imputati. Uno dei difensori, l’avvocato Paolo Francesco Rivolta, ha ottenuto di discutere al processo con il rito abbreviato la sua consulenza medico legale di parte, secondo cui le ferite non potevano essere mortali e non sono state inferte con un coltello ma con il coccio di una bottiglia che, tra l’altro, la stessa vittima è stata immortalata in un video mentre la impugnava. "Non c’era nessun coltello, è stato il nostro connazionale ad avere in mano la bottiglia, che ha rotto brandendo poi il coccio e con cui si è ferito lievemente in diversi punti quando abbiamo litigato e c’è stata una colluttazione tra noi", ha dichiarato ieri davanti alla giudice per le udienze preliminari il presunto esecutore materiale del tentato omicidio, che ha chiesto di venire interrogato. Si torna in aula ad aprile per la sentenza.