DARIO CRIPPA
Cronaca

Come rubare la Corona Ferrea. Il sacrestano scrittore e il suo complotto in Duomo

Marco Pilotti, dopo sette anni al servizio della Basilica di San Giovanni si è divertito a scrivere un romanzo che mescola Manzoni e Indiana Jones.

Come rubare la Corona Ferrea. Il sacrestano scrittore e il suo complotto in Duomo

L’ex saCrestano Marco Pilotti, 55 anni oggi insegna religione nelle scuole brianzole

Napoleone ci aveva provato il giorno della sua incoronazione a re d’Italia, nel 1805.

Un oscuro giovanotto di 19 anni senz’arte né parte ci aveva riprovato nel 1975, nascondendosi in Duomo con l’idea di approfittare delle ore di chiusura per il pranzo della basilica di San Giovanni con il piano criminoso di metterci sopra le mani.

In tanti, soprattutto teste “coronate”, avrebbero voluto fare la stessa cosa.

Ora ha dimostrato di saperlo fare un ex sagrestano, che nel Duomo di Monza ci ha lavorato davvero. Per sette anni. E ha acquisito parecchie informazioni per rendere concreta e credibile quella folle idea.

Ma non lo farà, tranquilli.

Ci ha dedicato piuttosto il suo primo libro, un romanzo (di fantasia, è bene precisarlo) in cui immagina un complotto internazionale per mettere le mani su uno dei gioielli e delle reliquie più importanti della Cristianità.

Lo scrittore ed ex sagrestano si chiama Marco Pilotti, ha 55 anni, quattro figli e un lavoro – oggi – come insegnante di religione nelle scuole brianzole. E una laurea in Scienze religiose presa alla facoltà di Teologia.

Il suo libro si intitola “Il caso serio della Corona“ (Echos edizioni) e si può trovare in tutte le librerie e su Amazon.

"Ho sempre amato scrivere, e durante la pandemia ne ho approfittato".

La conoscenza di luoghi, abitudini e dinamiche ecclesiastiche ha aiutato a rendere l’ambientazione più credibile.

"Ho lavorato in quei luoghi per tanto tempo, anzi era stato il vecchio arciprete monsignor Leopoldo Gariboldi a spingermi verso gli studi teologici, che ho fatto con piacere anche per approfondire la mia fede".

E tutto torna anche nel romanzo. "Ho immaginato una rete di passaggi segreti sotterranei di cui si trova traccia anche negli archivi della biblioteca capitolare per creare un itinerario segreto per chi volesse rubare la Corona Ferrea e soprattutto portarla fuori".

Non mancano i riferimenti alla storia e leggende locali. E persino le strade e i luoghi del centro storico sono autentici, "anche se quello che vi accade è tutta un’invenzione, ovviamente".

I “cattivi” del romanzo rubano la corona perché credono possa avere dei poteri sovrannaturali, un po’ alla Dan Brown.

"Ma io preferisco Indiana Jones. E Alessandro Manzoni: i Promessi sposi sono sempre stati una delle mie letture preferite. E in questo libro se ne può trovare traccia".

Non manca la pandemia. "Non c’è una connotazione temporale precisa, ma non potevo fingere che questo evento mondiale non avesse toccato i personaggi della mia storia, il cui protagonista è un sacerdote mandato a insegnare al Liceo Classico Zucchi con il segreto incarico, affidatogli dal Vaticano, di indagare sulla misteriosa sparizione della Corona Ferrea. Non c’è il Covid, ma un agente patogeno che sconvolge le esistenze dei personaggi del libro non mancherà".

Scrivere come andrà a finire, ovviamente, sarebbe uno “spoiler“ inaccettabile. Ma l’eterna lotta fra il Bene e il Male non deluderà, con persino incursioni imprevedibili che andranno a toccare... il Terzo mistero di Fatima.