STEFANIA TOTARO
Cronaca

Ruba due milioni al cliente che si fidava di lui ciecamente: nei guai commercialista monzese

A scoprire gli ammanchi dal patrimonio di famiglia è stato il figlio della vittima del raggiro. Il padre in punto di morte gli aveva chiesto di proseguire nella collaborazione con il professionista

Inchiesta della Guardia di finanza (Archivio)

Monza – Per oltre vent’anni suo padre, ex generale, si era rivolto ai servizi del commercialista che sotto le sue dipendenze aveva svolto il servizio militare di leva e di cui godeva di una fiducia incondizionata, tanto da fare promettere al figlio in punto di morte di mantenere la collaborazione professionale, nonostante lui facesse lo stesso mestiere. Ma alla morte della madre l’erede si sarebbe accorto di un ammanco di circa 2 milioni dal patrimonio familiare.

Ora la Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio di un commercialista monzese 64enne, Alberto P., che dovrà presentarsi a fine novembre all’udienza preliminare davanti alla giudice Angela Colella per rispondere delle accuse di appropriazione indebita, furto aggravato e autoriciclaggio.

Nel novembre 2022 i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza avevano fatto scattare nei confronti del professionista, una decina di anni fa arrestato per truffa e reati fiscali, una misura cautelare interdittiva dall’esercizio dell’attività professionale per tre mesi, e anche un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre un milione di euro.

L’indagine è partita dalla denuncia presentata dall’erede dei clienti storici del commercialista, che gestiva da oltre 20 anni il patrimonio familiare e anche quello relativo ad una società di famiglia, costituita nel 2014 per la gestione e ristrutturazione di uno storico hotel a Rovigo.

Il capofamiglia è morto nel 2015. A seguito della morte della madre, nel 2020, il figlio avrebbe rilevato, dall’analisi della documentazione contabile, numerosi ammanchi, tanto da richiedere una consulenza tecnico-contabile e poi decidere di presentare denuncia. Le indebite sottrazioni di denaro sarebbero state commesse per circa 5 anni. Il professionista si sarebbe approfittato dell’età avanzata dei genitori e anche dei problemi di salute del figlio, motivi per cui, oltre alla promessa in punto di morte fatta al padre, costui gli aveva delegato il pagamento di tutte le forniture per la ristrutturazione dell’hotel, fornendo anche le credenziali di accesso diretto ai canali dei servizi automatizzati di remote banking.

L’accusa di autoriciclaggio si riferisce a 100mila euro impiegati in attività economiche, imprenditoriali e speculative. Contestata anche un’evasione di imposte dirette per 400mila euro.