Concorezzo (Monza e Brianza) 29 luglio 2020 - «Emissioni anomale», autorizzazione ambientale sospesa fino al 30 settembre. La Provincia scende in campo e di fatto chiude Asfalti Brianza fino all’autunno. Due valori messi nero su bianco nella relazione di Arpa sugli inquinanti sforerebbero il permesso (Aua), da qui lo stop firmato ieri pomeriggio. Per la ditta del bitume di Concorezzo un’altra tegola dopo il fermo attività scattato una settimana fa. Il sindaco Mauro Capitanio conferma che la produzione è bloccata dal 22 luglio. "Non abbiamo avuto comunicazioni di sequestri da parte della Procura, c’è un’indagine in corso, abbiamo però verificato ogni notte di persona che nessuno lavorasse nel sito al confine con Agrate, Brugherio e Monza".
La svolta nella storia infinita delle puzze che ossessionano centinaia di famiglie terrorizzate all’idea di danni per la salute legati alla convivenza con la ditta, arriva grazie alle rilevazioni dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale fra il 3 il 30 giugno scorsi. Le sostanze cancerogene, il pericolo più temuto, sarebbero escluse. Non, invece, i danni all’ecosistema che le aziende sono tenute a rispettare. Dalle linee uscirebbero elementi nocivi con valori superiori al consentito. Da qui, la revoca provinciale.
È dal 2014 che comuni e famiglie si battono per capire l’origine del fetore insopportabile che ha rovinato tante notti estive ai residenti. Lo descrivono tutti come un olezzo di gomma bruciata. Sulla vicenda aleggia da sempre un dubbio: si tratta ‘solo’ di moleste olfattive, o dietro c’è un problema sanitario? Per dare una risposta a questa domanda gli amministratori non si danno pace da sei anni. Fra tavoli, esperti, nasi elettronici, ordinanze di sospensione e revoche, l’iter per venirne a capo ha finito per logorare gli animi Ma adesso sembra arrivato il dunque: "La proprietà dovrà presentare un piano per rimettersi in regola entro il 14 agosto", intimano da Monza. Si spera sia l’ultima parola. Fino a quando il percorso non sarà chiaro niente via libera e quindi niente catrame.
A inizio luglio era stato il primo cittadino tramite ordinanza a chiudere l’impianto dopo ore di tanfo e decine di segnalazioni al limite della sopportazione. Il 16 avevano ripreso a funzionare, ma qualche giorno dopo nel sito sulla provinciale Milano-Imbersago si è fermato tutto, di nuovo. Una tregua prima del colpo di scena che ha sparigliato ancora le carte. "Dopo anni di silenzio la Provincia ha rotto gli indugi", dice Capitano. Una perizia voluta e pagata da Concorezzo attribuiva gli odoracci "a una carenza nella manutenzione dei filtri e alla necessità di uno svecchiamento delle macchine che dovrebbero attenuare gli ‘effetti collaterali’ della produzione". Anche secondo gli specialisti incaricati dal Comune "non ci sarebbero sostanze dannose per l’uomo".