Anche l’aria è “ferma“. Nulla è cambiato nella lotta all’inquinamento. Almeno secondo il Libro Bianco. "Continua la mancanza di misure di monitoraggio del tasso di inquinamento da diossido d’azoto e di altri inquinanti pericolosi come pm10 e pm2,5, le cosidette poveri sottili – denuncia Cruciano Nasca, portavoce del Comitato Aria pulita Monza –. Bisognerebbe introdure zone a velocità 30 chilometrio orari in tutta la città ad esclusione delle arterie principali e incentivare l’uso di mezzi pubblici “puliti“, intensificandone la frequenza e prolungandone l’orario di servizio". Almeno per disintentivare quel 75% di spostamenti interni alla città che non superano i 3 chilometri di distanza. Senza dimenticare che in città "le centraline di rilevamento della qualità dell’aria sono posizionate in due punti tutt’altro che utili – lamenta Nasca –. Una è al Parco, l’altra è in via Machiavelli, una strada peraltro diventata a senso unico".
E comunque anche i dati raccolti lo scorso anno non sono confortanti: proprio in via Machiavelli ci sono stati 58 giorni di livelli di Pm10 oltre il limite di 50 microgrammi per metro cubo rispetto ai 35 giorni l’anno di sforamenti consentiti dalla legge, mentre la media annuale è stata di 33 microgrammi per metro cubo (rispetto al valore limite di 40). Anche l’età del parco macchine in Brianza non aiuta. Dai dati dell’Ufficio statistica del Comune di Monza, su un totale di 573mila auto circolanti a fine 2022, quelle più nuove Euro 6 sono il 40%, seguono le Euro 5 (il 19,49%) e il 21,3% sono Euro 4. Sono poco più dell’81%, ma ciò significa che il 20%, cioè 114mila auto sono a più alto potere inquinante: oltre 32mila sono Euro 0 e 10 mila sono Euro 1. Si tratta spesso di furgoni e mezzi da lavoro: i costi per cambiarli con modelli moderni e quindi meno inquinanti non sono sempre facilmente ammortizzabili.
C.B.