Carate Brianza (Monza e Brianza), 2 aprile 2020 - «Che dire di fronte a questo flagello inatteso? Sono stato anch’io colpito dalla polmonite che mi ha portato dall’altra parte della barricata. E per ora sopravvivo con l’ossigeno". Luigi Frigerio è prima di ogni altra cosa un chirurgo. Primario di Ostetricia e Ginecologia all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. L’ospedale di uno dei fronti più caldi della guerra al nuovo coronavirus. Frigerio è stato contagiato sul campo, alla vigilia del suo sessantanovesimo compleanno. Ha lavorato finché ha potuto, ma mai oltre i limiti di sicurezza verso le sue pazienti e i neonati. Ora è ricoverato a Bergamo, nel "suo" ospedale. Curato dai suoi colleghi : "La vicinanza di tanti amici, la bravura di quelli che mi curano e la fiducia in colei che chiamiamo Salus infirmorum mi ha impedito di cadere nello spavento – confida il dottor Frigerio –. In questo letto di ospedale prego per tanti medici e amici che in rianimazione stanno lottando per la vita. Perché è questo il nostro compito, sempre".
Lui non fa il medico . Lui è un medico. Non è un mestiere, per lui è "una missione". Una vocazione che ha ereditato dalla madre Isella, la storica ostetrica di Carate Brianza, dove anche lui è nato, cresciuto e dove ancora oggi visita nel suo studio. La generazione dei caratesi sessantenni di oggi è stata fatta nascere proprio dalla signora Isella. E lui, cresciuto con quell’esempio, ha deciso di seguire le orme della madre, seguendola anche in Africa negli anni Settanta. Con la laurea arrivano anche gli incarichi alla Clinica Mangiagalli, al San Raffaele e ora a Bergamo quando non viene chiamato in America e Israele.
Vive per il suo lavoro , e anche dal letto di ospedale continua a tenersi informato per sapere che i suoi colleghi stiano bene: "Il dipartimento materno infantile del Papa Giovanni sta reggendo l’onda d’urto e abbiamo stabilito in tempo un percorso Covid-19 che tutela mamma e bambino". Il resto lo fanno le donne e gli uomini del reparto. A Bergamo come in tutti gli altri ospedali. Sono loro che "danno coraggio e aiutano a superare la solitudine che genera angoscia". L’ospedale è la sua seconda famiglia. A casa restano la compagna Agnese e i tre figli, Luca che vive a Padova, Benedetta a Verano Brianza e Alberto, prete nel Milanese.
E’ stato proprio Alberto a volergli stare a fianco in ospedale prima dell’isolamento. E anche lui, ora, è in quarantena. Luigi Frigerio è in via di guarigione. Una corsa contro il tempo per poter tornare ad essere d’aiuto: "Noi brianzoli seppure in terra bergamasca abbiamo il senso delle cose pratiche. Considerando i tempi difficili, questo non guasta".