BARBARA APICELLA
Cronaca

Coronavirus, una monzese in Germania: "La nostra esperienza non ha fatto scuola"

Lucina Rovelli vive a Stoccarda, i suoi allarmi sono inascoltati: "Molti continuano a credere che sia solo un’influenza più brutta delle altre"

Lucina Rovelli da cinque anni vive e lavora a Stoccarda

Lucina Rovelli da cinque anni vive e lavora a Stoccarda

Monza, 15 marzo 2020 - " Ormai il coronavirus fa paura anche ai tedeschi che stanno chiudendo scuole, asili, cinema, teatri e iniziano a saccheggiare i supermercati. Ma fino all’altro giorno mi davano dell’esagerata quando spiegavo agli amici e ai colleghi che il coronavirus non è una semplice influenza e che per covid-19 in Italia si muore, a tutte le età. Ma loro sono almeno due settimane indietro rispetto a quello che sta attraversando la Lombardia". Lucina Rovelli , monzese, da cinque anni vive e lavora a Stoccarda. A Monza ha parenti e amici e da oltre un mese mette all’erta i tedeschi, traducendo articoli italiani che parlano di coronavirus e soprattutto adottando quelle precauzioni che da settimane in Italia vengono fortemente consigliate.

Lucina, il coronavirus è arrivato anche in Germania? "In realtà in Germania era apparso la prima volta a metà gennaio. In televisione e sui giornali si parlò di quel caso di un giovane impiegato in un’azienda di Monaco di Baviera risultato positivo al virus dopo il contatto con una collega asiatica. Quel giovane contagiò sedici persone, ma superata l’emergenza, nessuno ha più parlato di nulla".

Ma si tratta del paziente zero che poi ha scatenato l’epidemia in Italia? "Sì, ma in Germania di questo non si parla. Quando ho appreso la notizia dai media italiani e ho parlato con gli amici tedeschi loro non ne sapevano nulla. In Germania la situazione italiana è seguita da settimane con estrema attenzione: viene dato spazio sui giornali e al telegiornale con le mappe e i numeri. Ma di quel paziente zero non se ne è mai parlato".

Come ha vissuto l’epidemia italiana? "Io sono tornata in Italia proprio quando il coronavirus è scoppiato a Lodi. Sono stata qualche giorno con mia mamma e al rientro in Germania sono finita in quarantena. Il mio datore di lavoro, saputo del mio rientro dal breve weekend a casa, con i tg tedeschi che raccontavano quello che stava avvenendo mi ha invitato, giustamente, a sottopormi al test oppure mettermi in quarantena".

E cosa ha fatto? "Ho provato a sottopormi al test, ma non è stato possibile. Il test viene eseguito esclusivamente e gratuitamente solo sui pazienti che presentano sintomi: io mi sentivo, e mi sento, bene e non potendomi sottoporre al test ho deciso di prendermi due settimane di ferie. Seguivo e seguo costamente la situazione italiana e ho preso le precauzioni che vengono date in Italia. Ho acquistato anche le mascherine, ma non le ho utilizzate. Anzi, quando in Italia già era scoppiata l’emergenza le ho inviate a mio fratello che a Monza non le trovava. Un mio amico appena tornato dall’Italia è stato invitato dalla sua padrona di casa a sottoporsi al test".

Come ha trascorso la quarantena? "Uscivo giusto per andare a fare la spesa, tenendo oltre un metro e mezzo di distanza dalle persone e qualche volta facevo passeggiate nel bosco in solitudine".

Ha paura del coronavirus? "Ne sono terrorizzata: io so che può colpire tutti, anche le persone sane. Gli amici e i colleghi tedeschi mi dicevano che le precauzioni erano esagerate. Adesso anche in Germania è scoppiata la paura, malgrado i media invitino a non farsi prendere dal panico. Speravo che l’esperienza italiana facesse scuola e che in Germania si chiudesse tutto molto prima, ma anche il basso numero di decessi continua a far credere a molti che covid-19 sia solo un’influenza più brutta delle altre".