L’ex geometra di Silvio Berlusconi ricorre ai giudici della libertà personale e patrimoniale contro l’accusa di concorso in corruzione per l’inchiesta sull’urbanistica al Comune di Usmate Velate che vede al centro l’ex capo dell’ufficio tecnico, Antonio Colombo. Francesco Calogero Magnano (nella foto), 75enne originario della provincia di Reggio Calabria ma da decenni residente a Macherio, ha dato mandato alla sua avvocata, Roberta Minotti, di rivolgersi al Tribunale del Riesame di Milano per vedersi annullare o modificare l’ordinanza di custodia cautelare che l’ha messo agli arresti domiciliari e al Tribunale del Riesame di Monza contro il sequestro patrimoniale preventivo dell’intero capitale delle due società a lui riconducibili, compreso l’intero patrimonio aziendale con le eventuali proprietà immobiliari e mobiliari. "Non ho mai pagato una tangente, sono incensurato e questa inchiesta rischia di provocare gravi danni alla mia attività professionale", ha detto Magnano, sdegnato, all’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice per le indagini preliminari Angela Colella che ha firmato l’ordinanza cautelare chiesta dal pm Carlo Cinque e che ha portato a 9 arresti, 3 in carcere e gli altri ai domiciliari.
Il primo a ricorrere ai Tribunali del Riesame è stato l’avvocato Davide Steccanella che difende l’immobiliarista lecchese Luigi Roncalli. Ieri mattina il legale ha avuto la prima udienza di discussione davanti ai giudici di cui si attende ora la decisione. E via via la stessa strada stanno prendendo anche molti degli altri 7 indagati dopo che la gip monzese ha disposto che restino in carcere il funzionario pubblico e l’immobiliarista Alberto Riva, figlio del sindaco di Vimercate degli anni Settanta Ezio Riva e agli arresti domiciliari i colleghi di Riva, Ancilla Cantù e Luigi Roncalli. Questi indagati avevano presentato istanza di modifica della misura di custodia cautelare, osteggiata dalla Procura e respinta dalla giudice, secondo cui a rendere ancora necessaria la misura cautelare sarebbero il pericolo di inquinamento delle prove e della reiterazione del reato. Considerazioni motivate però con argomentazioni solo teoriche e non legate alle reali situazioni degli indagati, sostengono invece i legali, che si stanno armando per combattere a colpi di ricorsi.