STEFANIA TOTARO
Cronaca

Corte di Malaspina, tutto da rifare. La Cassazione annulla la sentenza

Saltano le condanne del processo di appello con rito abbreviato ai presunti complici dell’imprenditore. Per i pm assoldò uno stuolo di professionisti per salvare il suo impero immobiliare dal fallimento.

Corte di Malaspina, tutto da rifare. La Cassazione annulla la sentenza

Corte di Malaspina, tutto da rifare. La Cassazione annulla la sentenza

Tutto da rifare il processo di appello per la parte dei presunti complici, condannati con il rito abbreviato, di Giuseppe Malaspina, l’imprenditore accusato di avere assoldato una ‘corte dei miracoli’ di professionisti per salvare il suo impero immobiliare milionario dal fallimento. La Corte di Cassazione ha infatti annullato, con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, la sentenza di secondo grado che, rispetto alla decisione di primo grado del Tribunale di Monza, aveva deciso pene quasi dimezzate, tra assoluzioni per alcune accuse e prescrizioni. Le motivazioni dell’annullamento della sentenza di appello non sono ancora state rese note. Ma al centro potrebbe esserci la questione delle intercettazioni telefoniche e ambientali da non ritenere utilizzabili sulla base di una recente sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite, secondo cui non si può provare l’accusa contestata da conversazioni chieste ed ottenute per un’indagine diversa da quella che poi ha portato al processo. Nella discussione del ricorso in appello lo stesso pm della Procura generale aveva chiesto di non utilizzare quelle intercettazioni, ma pare che invece la Corte di Appello abbia deciso che potevano diventare fonte di prova. Se il nuovo processo di appello dovesse cancellare quelle conversazioni, sul banco degli imputati le accuse sarebbero ancora ridotte o addirittura cancellate portando ad ulteriori riduzioni di pena o assoluzioni. Il Tribunale di Monza aveva deciso 20 condanne a vario titolo per reati fallimentari e tributari, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio (non ritenuta invece l’associazione per delinquere) nell’inchiesta che vedeva al centro Giuseppe Malaspina. Ma la prima sezione della Corte milanese aveva fatto scendere da 6 anni e 4 mesi a 3 anni e 8 mesi la pena per Giorgio Spinelli, ritenuto dagli inquirenti uno dei più stretti collaboratori di Malaspina come responsabile societario del gruppo immobiliare.

La condanna dimezzata a 2 anni e 10 mesi è andata all’ex moglie di Giuseppe Malaspina, Adriana Foti (che non è ricorsa in appello) e al costruttore monzese Angelo Narducci, che si era interessato a rilevare l’ecomostro di Villasanta, l’hotel con i due piani abusivi, iniziato e mai finito, costruito dalla Villasanta Village, società facente parte della galassia Malaspina. Due anni, pena sospesa, per la storica segretaria dell’imprenditore, Miriam Brambilla e per l’ex presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine degli ingegneri di Monza e Brianza Cesare Croce. Confermata invece la condanna a 3 anni e 4 mesi per l’altro stretto collaboratore di Malaspina, il responsabile finanziario Roberto Licini. Condanne minori confermate o smussate e anche un’assoluzione, per altri dipendenti e prestanome ritenuti al soldo dell’immobiliarista.