GABRIELE BASSANI
Cronaca

Corto circuito alla Avicel. Dalla cassa al licenziamento: "Distruggono 27 famiglie"

Lo sciopero contro gli esuberi annunciati dall’azienda di componentistica elettronica. Ma non tutti i 70 dipendenti hanno aderito: "Le promesse dei manager hanno spaccato il fronte".

Lo sciopero contro gli esuberi annunciati dall’azienda di componentistica elettronica. Ma non tutti i 70 dipendenti hanno aderito: "Le promesse dei manager hanno spaccato il fronte".

Lo sciopero contro gli esuberi annunciati dall’azienda di componentistica elettronica. Ma non tutti i 70 dipendenti hanno aderito: "Le promesse dei manager hanno spaccato il fronte".

Dal rientro dopo le ferie estive sono in cassa integrazione straordinaria e ora la doccia gelata: in arrivo 27 licenziamenti (su un totale di 70 dipendenti) alla Avicel di Limbiate. L’azienda, attiva da quasi 40 anni nel settore della componentistica elettronica e arrivata a contare fino a 180 dipendenti quando aveva anche una sede produttiva a Cologno Monzese, da diversi mesi attraversa un periodo di difficoltà con conseguente riduzione di produzione. Ma i sindacati contestano la mancanza di comunicazioni chiare sullo stato di salute dell’azienda, nonostante le molteplici richieste. Ora la comunicazione dell’esubero di 27 lavoratrici e lavoratori con l’intenzione di procedere al più presto al licenziamento collettivo. Questa mattina, davanti alla sede dell’azienda, in via Monte Rosa, sciopero con presidio.

"Nel corso del 2024, nonostante le forti preoccupazioni delle lavoratrici e dei lavoratori portate dalla Rsu a tavoli di incontro, l’azienda, durante la fruizione della Cassa integrazione ordinaria, ci ha sempre tranquillizzato in merito alla situazione aziendale senza mai far trasparire ciò che sarebbe emerso dopo il periodo estivo", protestano i dipendenti, per la maggioranza donne. Moltissime hanno anzianità lavorativa di oltre 20 anni ma sono comunque lontane dalla pensione e avrebbero grandi difficoltà nel ricollocamento. "Ci sono lavoratrici monoreddito con figli a carico per le quali la perdita di questo posto di lavoro avrebbe un impatto devastante – spiegano Stefano Sanvito, dirigente sindacale Fim Cisl e Giuseppe Cotrone della Uilm Uilm, che contestano anche l’atteggiamento di chiusura dell’azienda rispetto a soluzioni alternative per ridurre il più possibile l’impatto sulle dipenenti e le loro famiglie –. Nessuno si aspettava misure così socialmente drammatiche, soprattutto con queste tempistiche". Ad oggi, formalmente, la procedura di licenziamento che fa scattare i 75 giorni di legge per la possibile trattavia, non è ancora stata aperta, ma per i lavoratori si tratta ormai di una questione di giorni. Secondo le lavoratrici inoltre, "l’azienda ha unilateralmente proceduto a rassicurare alcuni dipendenti in merito al proprio futuro occupazionale, cercando di creare una spaccatura tra le lavoratrici e i lavoratori, condizionando di fatto l’intera discussione e “drogando“ il clima aziendale". Ieri mattina, ad esempio, l’adesione allo sciopero non è stata compatta e unanime, alcuni dipendenti hanno deciso di entrare comunque in azienda.