STEFANIA TOTARO
Cronaca

Crac Malaspina, in appello chieste le condanne di un’avvocata e due commercialisti

I tre erano stati assolti in primo grado dal Tribunale di Monza. Sul piatto della bilancia le intercettazioni, ora ritenute utilizzabili dalla Procura generale: la parola finale toccherà ai giudici milanesi

Il tribunale di Monza; nel riquadro, Giuseppe Malaspina

Il tribunale di Monza; nel riquadro, Giuseppe Malaspina

Vimercate, 13 febbraio 2025 - Al processo davanti alla Corte di Appello di Milano per la vicenda dell'imprenditore vimercatese accusato di avere tentato di salvare il suo impero immobiliare milionario dal fallimento assoldando una “corte dei miracoli” di professionisti, la Procura generale ha chiesto la conferma della condanna a 12 anni di reclusione per Giuseppe Malaspina e la conferma dell'assoluzione solo per l'avvocato ex giudice della sezione fallimentare monzese Gerardo Perillo e invece la condanna a 5 anni e 2 mesi per l'avvocata Fabiola Sclapari e a 4 anni e mezzo ciascuno per i commercialisti Antonio Ricchiuto (genero di Perillo) e Salvatore Tamborino.

Le loro assoluzioni in primo grado da parte del Tribunale di Monza erano state decise per alcuni capi di imputazione con formula piena, per altri per insufficienza di prove. E dopo che il Tribunale aveva accolto l'eccezione della difesa secondo cui non potevano essere utilizzate nei confronti degli imputati alcune intercettazioni telefoniche e ambientali sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale, la quale impone che, se i magistrati indagano su un'ipotesi di reato per cui hanno ottenuto l'ok per le intercettazioni ed emergono altri presunti reati, devono farsi autorizzare le intercettazioni successive e non tenere conto di quelle precedenti.

Approfondisci:

Malaspina ci riprova in Appello. Ago della bilancia le intercettazioni

Malaspina ci riprova in Appello. Ago della bilancia le intercettazioni

Nel caso dell'inchiesta su Malaspina, la Procura stava indagando da novembre 2014 sull'imprenditore per un'ipotesi di corruzione al Comune di Correzzana che poi non ha avuto seguito, ma solo un anno dopo ha chiesto le intercettazioni per indagare per bancarotta fraudolenta e reati fiscali e solo da quella data sono utilizzabili. Una ricostruzione che non vede concordi i pm monzesi, secondo cui esiste una connessione tra le due indagini che rende le intercettazioni utilizzabili perché già si parlava di società, fatture e soldi e che vede ora anche d'accordo la Procura generale, secondo cui le intercettazioni sono utilizzabili. Ora si attende la decisione dei giudici milanesi.