STEFANIA TOTARO
Cronaca

Desio, a processo la gang delle auto taroccate

Quaranta persone imputate, fra loro due condannati per mafia

Traffico di automobili rubate e cannibalizzate

Desio (Monza e Brianza), 3 aprile 2019 –  Auto rubate  e poi “taroccate” e rivendute in Italia o all’estero, oppure “cannibalizzate” per il traffico dei pezzi di ricambio. O ancora fatte “sparire” con l’accordo dei proprietari per simularne il furto e incassare l’indennizzo dell’assicurazione.

Un presunto traffico di vetture che vede una quarantina di persone imputate a vario titolo di associazione per delinquere, furto, riciclaggio, falso, simulazione di reato e truffa in un’inchiesta del pm della Procura di Monza Michele Trianni. Tra loro anche vecchi e nuovi nomi già noti alla Giustizia monzese. Come Ignazio Marrone, il titolare di un’autodemolizioni di Desio già condannato dal Tribunale di Monza a 14 anni di carcere e Arturo Sgrò, il chirurgo plastico in servizio all’ospedale Niguarda di Milano, condannato a 4 anni e 10 mesi in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Entrambi arrestati nell’ultima operazione in ordine di tempo legata all’inchiesta Infinito perché ritenuti affiliati alla Locale di ‘ndrangheta di Desio, per cui avrebbero recuperato “crediti” e finanziato le famiglie dei boss finiti in carcere proprio in seguito alle condanne nell’ambito di quell’inchiesta. Secondo l’accusa, l’autodemolizioni di Marrone non serviva soltanto per gli incontri per il recupero crediti, ma anche come base operativa per i traffici di vetture.

Della presunta organizzazione criminale avrebbero fatto parte anche Angelo Arlotta e Salvatore Tambè, due muggioresi indagati per l’omicidio dell’albanese residente a Genova Astrit Lamaj, murato 6 anni fa sotto un residence a Senago dopo essere stato ucciso in un box di Muggiò, dove era stato attirato con la scusa di una compravendita di droga.A raccontare del delitto il pentito Carmelo Arlotta, fratello di Angelo, secondo cui mandante dell’assassinio è stata Carmela Sciacchitano, compagna dell’albanese e da lui lasciata e derubata di gioielli per 100mila euro.

Per il giro illecito di auto ora è in corso l’udienza preliminare davanti alla gup del Tribunale di Monza Pierangela Renda, che proseguirà il 21 maggio. Una decina di imputati, tra cui Ignazio Marrone, hanno chiesto di venire processati con il rito abbreviato. Altrettanti hanno chiesto di patteggiare la pena. Tutti i restanti imputati andranno a giudizio.

Mentre una manciata di proprietari di auto “furbetti” che hanno raggirato le società di assicurazioni, tra cui insospettabili imprenditori, impiegati e casalinghe incensurati, hanno chiesto la messa in prova per estinguere il reato di simulazione di reato e hanno anche già risarcito il danno pari all’indennizzo indebitamente percepito perché la loro vettura non era stata rubata, come invece denunciato, ma era entrata nel “sistema” di riciclaggio che sarebbe stato ideato da Marrone nella sede dell’autodemolizioni e in altri locali messi a disposizione dai coimputati. Anche il chirugo plastico  Arturo Sgrò è accusato di avere fatto “sparire”, consegnandola a Marrone, la sua Fiat Sedici, per poi denunciarne falsamente il furto nel settembre del 2014 prima ai carabinieri della Stazione di Milano Affori e poi all’assicurazione, che nel febbraio 2015 gli aveva liquidato per il furto della vettura 8.800 euro.