Dossier e automobiline, indagati gli eredi Bburago: cosa hanno chiesto agli hacker

Gli ultimi tormentati vent’anni della famiglia che costruì un impero nel modellismo: le contestazioni riguardo fatture false, il fallimento, la vendita in Oriente. Ora la comparsa nelle carte dell'inchiesta Equalize

G

Mario Besana, fondatore della BBurago

Burago Molgora, 4 novembre 2024 – Quasi vent’anni senza pace per gli eredi dell’ex impero Bburago. Dopo il crac, l’inchiesta giudiziaria per bancarotta e la fine di un patrimonio di lavoro, investimenti, ma anche ricordi, giochi e sogni d’infanzia, i nomi dei fratelli Marco e Paolo Besana, figli del fondatore Mario, tornano sotto la lente degli investigatori. Questa volta nell’inchiesta sul dossieraggio illegale portata avanti dalla Procura di Milano.

Una fine ingloriosa

Il marchio di modellini di automobile, che ha svuotato le tasche di generazioni di genitori e allevato altrettante schiere di futuri appassionati del volante, è approdato definitivamente in Cina. E a Burago di Molgora, poco più di quattromila abitanti fra Vimercate e Agrate, dove tutto è cominciato, di quella storia non c’è più traccia. In via Galilei, fuori dalla sede della fabbrica, che nel 2005 fu dichiarata fallita, c’è un’insegna che parla cinese, come le macchinine. Ma con Bburago non ha nulla a che vedere.

La scritta infatti si riferisce a un importatore di cibo e accessori per animali. E la facciata di un rosa sbiadito racconta di fasti ormai lontani.

Le contestazioni e il crac

Marco e il papà, nel 2005, erano finiti nell’occhio del ciclone perché secondo la Procura di Monza l’azienda da anni cercava di occultare le perdite con operazioni cosmetiche. Il pm aveva sospettato un giro di fatture false organizzato dai vertici coinvolgendo la Bemafin, la finanziaria del gruppo.

Il blitz con gli arresti approdò, nel 2012, a un primo punto fermo. Se il fondatore, nel 2009, era già scomparso, a 84 anni, la posizione del figlio fu stralciata. E la vicenda di altri indagati, una decina all’inizio, approdò a tre patteggiamenti, che comportarono anche una quota di risarcimento da versare al curatore.

Ne seguì una lunga, estenuante, ricerca di compratori per salvare l’azienda. Che prima fu messa in concordato preventivo e poi portò i libri in tribunale, per finire poi nel portafogli della May Cheong Group, sede a Hong Kong e fabbriche in Cina, a far compagnia ad altri celebri loghi come Maisto.

Il ritorno alla "ribalta”

Da allora quella delle automobiline non è più una vicenda italiana. Lo è invece quella dei Besana. Marco e Paolo, oggi, appaiono nel lungo elenco di indagati per le attività di spionaggio dell’organizzazione gestita dall’ex poliziotto Carmine Gallo, da Enrico Pazzali, socio di maggioranza della centrale dell’hackeraggio Equalize, e dai molti sodali e consulenti della squadra.

Nelle carte dell’inchiesta, i due, che a Burago non si vedono più da un pezzo, appaiono per ragioni legate all’eredità di Mario, l’uomo che con i fratelli Ugo e Martino, prima fondò la Mebetoys e poi la Bburago. I due rampolli sono accusati di concorso in accesso abusivo a sistema informatico.

Nelle carte dell’indagine si legge come avrebbero chiesto aiuto a una società di investigazioni, la quale avrebbe incaricato uno degli hacker già tenuti d’occhio dalla Procura di Milano, e fra i più attivi del team, di “inserire nel dark web una falsa scrittura da cui risultino le volontà” di Mario, per “favorire una parte processuale” nell’ambito della complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto la famiglia e il gruppo che le apparteneva. Una questione tutta da valutare nell’ambito dello sviluppo dell’attività investigativa.

I nuovi investimenti

A Burago, nel frattempo, la famiglia mantiene attività immobiliari. Anche se vita e interessi principali sono altrove. A un centinaio di metri dalla strada punteggiata di capannoni dove un tempo si fabbricavano i modellini più amati dai bambini, un grande campo affacciato su una rotonda, a due passi dal centro del paese, ha perso la coltre verde.

Qui sta sorgendo Burago Smart City, un insediamento di appartamenti di lusso, con una parte di alloggi in edilizia convenzionata a 1.900 euro al metro. “Si è fatto un po’ fatica a vendere, tanto che è stato necessario allargare anche ai non residenti”, raccontano in piazza. Eppure le premesse sono notevoli. Lo attestano le brochure pubblicitarie che parlano di “linee architettoniche in grado di ribaltare i classici canoni, rispettando la conformazione del territorio in totale sintonia con il tessuto urbano e il verde”.

L’investimento porta la firma dei Besana. Mattone e guai con il dark web. Anche se da Burago, nonostante la vicinanza con la silicon valley brianzola, nei più reconditi anfratti di Internet in pochi sarebbero in grado anche soltanto di immaginare di accedere.