Crippa
In Brianza il pericolo serio è che il peggio del Sud si sposi con il peggio del Nord.
Parole di Erminio Barzaghi, per quindici anni consecutivi (dal 1975 al 1990) sindaco democristiano di Giussano. Lo diceva quando il 1° ottobre 1983 prese una decisione inaudita. Era stato appena sequestrato l’industriale Ambrogio Elli, titolare del mobilificio Feg di Giussano, e il primo cittadino del suo paese organizzò la marcia silenziosa dei sindaci. Una fiaccolata per dire no alle mafie cui presero parte 31 sindaci e 3.500 persone da tutta la Brianza.
Barzaghi ci vedeva lungo, aveva capito il pericolo che si correva. Quando si era trovato a dirigere l’ospedale Borella di Giussano, aveva subìto pressioni incalzanti per nominare personaggi improbabili che nulla avevano a che spartire con la sanità.
Aveva resistito e ai suoi figli aveva intimato di fare attenzione da quel giorno in poi a non accettare regali da nessuno.
Presidente del comitato per la lotta alla criminalità che lui stesso aveva fondato, è stato ricordato proprio in questi giorni da un docufilm della sezione brianzola di Libera, proiettato a Giussano (“Erminio Barzaghi. Tracce di memoria di un sindaco contro le mafie”).
Barzaghi è morto 12 anni fa. Il suo esempio purtroppo pure, visto cosa insegnano le ultime inchieste giudiziarie: mafia, ‘ndrangheta e camorra vanno spesso a braccetto con la politica. Non va bene.
Diceva sempre Barzaghi: "Mafia, ‘ndrangheta e camorra devono sentirsi perseguite in ogni angolo della nostra Brianza: sono prodotti che dobbiamo rifiutare se vogliamo salvaguardare l’avvenire nostro e dei figli". Un monito e un insegnamento che forse andrebbe preso alla lettera da qualche amministratore pubblico. Perché "il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare" diceva don Abbondio nei Promessi Sposti. Ma la dirittura morale, quella, invece sì. Si può sempre imparare.