
Una delle numerose proteste dei lavoratori rimasti in mezzo alla strada Il Tribunale di Monza ha concesso 5mila euro a ciascuno dei 63 ex dipendenti
Si torna in aula a giugno per il processo di appello sul fallimento della Bames, la società vimercatese, ex Ibm poi Celestica, fiore all’occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa 850 lavoratori.
A presentare ricorso la difesa dei sei condannati in primo grado con sentenza del Tribunale di Monza per bancarotta fraudolenta. I giudici hanno inflitto 8 anni all’anziano patron Vittorio Romano Bartolini, 6 anni al manager omonimo Giuseppe Bartolini, 4 anni e mezzo all’ex presidente di Celestica Italia Luca Bertazzini e al membro del collegio sindacale Riccardo Toscano, 4 anni e 3 anni e 8 mesi ai colleghi Salvatore Giugni e Angelo Interdonato. Concessa una provvisionale di 5 milioni di euro sul risarcimento dei danni alla curatela del fallimento e 5mila euro ciascuno ai 63 ex lavoratori della società. Il pm Alessandro Pepè aveva chiesto condanne fino a quasi 10 anni, parlando di "dissipazioni e distrazioni dolose".
Sotto accusa un contratto di lease back e un finanziamento con cui Bames ha ottenuto circa 87 milioni. Denaro che, in base alle ricostruzioni della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura, è servito per acquistare partecipazioni in altre società e per finanziare altre aziende del Gruppo. La difesa degli imputati sostiene che l’obiettivo era quello di ricollocare i dipendenti con un piano di reindustrializzazione condiviso con tutte le parti sociali che poi invece è naufragato a causa delle peggiorate condizioni del mercato del lavoro.
"I finanziamenti effettuati dalla società Bames in esecuzione dei Piani industriali, oggetto dei Protocolli di Intesa, devono essere considerati privi di rilevanza penale: risultano essere operazioni valutate da tutti i soggetti coinvolti nel progetto di reindustrializzazione", la motivazione che ha portato i giudici a ‘calmierare’ le pene, ritenendo che le operazioni portate avanti per salvare i dipendenti dalla crisi mondiale degli anni Duemila, "sebbene censurabili da un punto di vista di economia aziendale, ma sempre riconducibilli al rischio di impresa", non possono che essere considerate "condotte lecite".
Viceversa, per il Tribunale "tutti i finanziamenti e le altre operazioni effettuate al di fuori dell’esecuzione dei Piani industriali e completamente estemporanei, dettati solo dalla contingenza e dal momento di difficoltà della società beneficiaria, che hanno arrecato pregiudizio ai creditori della Bames, devono essere considerate ipotesi distrattive".
"Ci siamo ancora e siamo pronti ad andare avanti anche nel processo di appello", dicono gli ex dipendenti di Sem e Bames. Intanto i figli di Vittorio Romano Bartolini, Selene e Massimo, condannati in primo grado a 4 anni e 8 mesi, in appello hanno ottenuto la prescrizione per bancarotta semplice.